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ASSOLUZIONE PER L’ EX MINISTRO DELL’ INTERNO MATTEO SALVINI: IL FATTO NON SUSSISTE DICE IL GIUDICE. IL FATTO INVECE SUSSISTE ED E’ GRAVE MA NON NELLA DIREZIONE CHE SI VUOLE FAR CREDERE

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini non andrà a processo. Questa la conseguenza della  sentenza di non luogo a procedere pronunciata a  Catania e che vedeva Salvini rispondere di un reato gravissimo come il sequestro di persona.

L’ interessato nell’ immediatezza del fatto ha commentato che  “Questa giustizia dice che un ministro che ha difeso i confini dell’Italia ha fatto semplicemente il suo dovere”. Sembrerebbe fin qui tutto bene, ed è quindi comprensibile la gioia non solo dell’ interessato, ma di tutte le forze politiche e di quei cittadini (la stragrande maggioranza silenziosa del Paese)  che si sono riconosciute nel principio “prima gli italiani” e, e soprattutto, nel fatto che  non sia lecito entrare in casa d’ altri senza essere ne invitati e senza nemmeno chiedere il permesso:  quasi come fosse il territorio italiano il territorio di tutti e non di uno Stato sovrano nazionale che appunto nel territorio e per principio internazionale universalmente riconosciuto, vede appunto uno degli elementi costitutivi unitamente alla sovranità e al popolo.  Tutto è bene ciò che finisce bene verrebbe quindi da dire.

Chi scrive è invece fortemente perplesso e ritiene invece che non va per nulla bene in quanto ciò che emerge da questa assurda vicenda (ma saremo curiosi di leggere le motivazioni che giungeranno), è che rimane il fatto assai gravissimo se non inaudito  che questo procedimento è andato avanti per mesi e mesi avvelenando il clima politico per un “fatto che non sussiste”, ergo a seguito di un procedimento che non doveva nemmeno iniziare e che è quindi iniziato per una precisa responsabilità politica non tanto dei diretti interessati (le organizzazioni non governative e la grande criminalità che lucra sul traffico di essere umani e di tutti quei politici cointeressati che di fatto più o meno consapevolmente la favoriscono attuando di fatto un favoreggiamento reale e personale), quanto di alcuni magistrati (il famoso tribunale dei ministri istituito con la legge costituzionale n. 1/89) che hanno scientemente piegato la giustizia ed il buon senso al  pregiudizio e all’ ideologia cattocomunista imperante.

Ma del resto lo abbiamo capito sin dalle intercettazioni emerse dal caso Palamara: “non importa che Salvini abbia ragione…noi lo dobbiamo comunque colpire”.

E se questo in un Paese civile avrebbe dovuto significare l’ immediata apertura di una indagine a carico di costoro di fatto si è risolta in un nulla e si è andata avanti con questa triste messa in scena come se nulla fosse: come dire continuiamo a processae Abele e lasciamo stare in pace Caino.

E stesso dicasi per quella autorizzazione a procedere poi concessa a dispetto di ogni principio costituzionale e per volontà esclusivamente politica che aveva il suo unico scopo nella volontà di  azzoppare uno dei maggiori leader dell’ allora opposizione.  

Ma tornando ai fatti per chi avesse la memoria corta, andrà ricordato che la decisione del Gup di Catania, Nunzio Sarpietro, a conclusione dell’udienza preliminare per il noto caso Gregoretti, ha avuto ad oggetto del contendere i presunti ritardi nello sbarco, nel luglio del 2019, di 131 migranti dalla nave della Guardia costiera italiana nel porto di Augusta, nel Siracusano, e, si badi bene, perché non tutti lo ricordano, nonostante che la stessa Corte Europea aveva appena sentenziato che se vi era il dovere morale di prestare soccorso e assistenza sanitaria, non vi era dall’ altro  “nessun obbligo di far effettuare lo sbarco”.  

La decisione del giudice dell’udienza preliminare è arrivata quindi al termine di una vera e propria sceneggiata andata in scena per mesi,  in cui di fronte alla evidenza dei fatti che anche un bambino avrebbe colto, ha visto bene,  nonostante questo, di sentire la necessità di acquisire tutte quelle inutili informazioni più che mai scontate utili ai fini della decisione dando la relativa passerella di onore non solo agli stessi magistrati, ma anche all’ex premier Giuseppe Conte, gli ex ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli e l’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e degli Esteri Luigi Di Maio.

Eppure l’ interpretazione, anche a senso unico, della Costituzione apparirebbe chiarissima e se dal punto di vista della responsabilità civile ed amministrativa ai ministri si applica il principio posto all’ art. 28 Cost., che stabilisce appunto la responsabilità diretta dei funzionari dello Stato per gli atti compiuti in violazione dei diritti, per quanto concerne la responsabilità penale per i cosiddetti “reati ministeriali”, sempre la Costituzione, superata la “messa in stato di accusa” da parte della Corte Costituzionale, con la riforma dell’ 89 abbiamo avuto il ricorso alla magistratura ordinaria la quale tuttavia per espressa ratio della riforma ora come allora, è  chiamata a valutare se l’ azione politica del ministro in causa sia stata o meno “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico”.

Una ratio quindi assai diversa da quella prevista all’ art. 68 Cost. per le immunità parlamentari e quindi volta a salvaguardare il parlamentare dal c.d. fumus persecutionis, il quale tuttavia nel caso di specie, mutatis mutandis, (ma li si trattava di opinioni o voti espressi), avrebbe avuto ben ragione dal doversi applicare essendo l’ allora ministro guarda caso anche un parlamentare per il quale il fumus persecutionis non era un ipotesi o un sospetto,  ma è stato espressamente dichiarato ed è emerso dalle intercettazioni telefoniche suddette.

Negare come si è fatto e continuandosi a negare da parte delle forze del centro sinistra che Salvini abbia agito per un  interesse dello Stato (ergo dei cittadini), o per un preminente interesse pubblico, significa quindi da parte di costoro, ed è questo il fatto estremamente grave e che forse non è stato colto ma che dovrebbe essere colto dai cittadini che guarda caso saranno anche elettori, che per certe forze politiche non costituisce un interesse dello Stato o un preminente interesse pubblico non lasciarsi invadere, non lasciare che si entri impunemente nel proprio territorio e che in esso si finisca inevitabilmente per delinquere o essere sfruttati. Significa per logicità delle cose essere quindi contro gli interessi degli italiani che nel loro piccolo avrebbero invece diritto di vedersi tutelare alla pari di come lo sono tutti i cittadini degli altri Stati che difendono invece fermamente gli interessi dei loro connazionali senza che nessuno li accusi di razzismo o nazionalismo. E significa da ultimo fregarsene della loro sicurezza e dei loro diritti che vengono continuamente calpestati al di la di ogni ragionevole interesse: abbiamo interi quartieri consegnati all’ incuria e a bande di clandestini che spacciano, rubano, stuprano (lo dicono i dati statistici che sono numeri e non opinioni) e che costringono a rimanere chiusi in casa dopo una certa ora, ma di questo pare non freghi nulla a nessuno di loro.

Così come non frega nulla ai cosiddetti buonisti ed inclusivi a buon mercato e con  i soldi e la pelle degli altri , di uccidere l’ economia con regole di coprifuoco assurde quanto ridicole, quando poi essi stessi permettono si entri indiscriminatamente nel nostro territorio e ci si ammassi nei campi di accoglienza liberi di uscire,  rientrare o ivaccare a spese degli italiani, quando si vuole e a proprio piacimento ben sicuri dei loro 35 euro al giorno che qualsiasi disoccupato italiano può solo sognare.

E’ una lotta tra poveri e che si vuole tra poveri, figlia di una ottusa demagogia del tanto peggio tanto meglio, all’ ombra e con la scusa di un falso buonismo  che nel migliore dei casi si traduce in un inaccettabile sfruttamento dei clandestini ai quali non viene lasciata scelta: o delinquere o lasciarsi sfruttare. Tertium non datur perché credere alla barzelletta dei rimpatri questo si è credere alle favole.

Ma le favole generalmente finiscono bene. Questa favola  invece finirà in tragedia e se non si cambia decisamente rotta saranno gli anni a venire a dimostrarlo in un’Italia sempre più prigioniera di se stessa e ove tra poco sarà difficile anche solo poter esprimere liberamente le più elementari convinzioni senza finire sotto processo. Un Italia davvero triste e che temo si renderà conto di quel che accade quando oramai sarà troppo tardi.

Prossimi appuntamenti il disegno di legge “Zan” ed il processo di Palermo: Salvini continua ad affermare e chiedere che “L’Italia faccia come gli altri Paesi, difenda i suoi confini”. E ancora che “non possiamo essere il campo profughi d’Europa nell’estate della ripresa post-Covid”. Ma questo è solo quello che lui, come molti italiani, continua a chiedere.

La realtà è che vi è alle porte il processo di Palermo, sul mancato sbarco dalla Open Arms, che inizierà il 15 settembre per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio (“sono assolutamente tranquillo” sottolinea Salvini,  perchè “se non esiste sequestro a Catania, non vedo perchè debba esistere a Palermo”), ed in autunno ci saranno poi le amministrative e le conseguenti lotte politiche per eliminare per via giustiziale nemici scomodi.

Di conseguenza lui è tranquillo. Noi un po’ meno.

Mauro Mancini Proietti

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