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Il “SISTEMA” PALAMARA E LA MERITOCRAZIA: UNA SORTA DI OSSIMORO

La lettura del libro – intervista di Alessandro Sallusti con il dott. Luca Palamara (“Alessandro Sallusti intervista Luca Palamara“), desta in me un forte avvilimento, come uomo e come avvocato, in quanto il contenuto dello stesso dà pacifica evidenza di un “sistema” di complicità (conventicole) tra una parte della Magistratura ed una parte della Politica che ha influenzato la vita democratica del nostro Paese quantomeno negli ultimi venti anni. Luca Palamara pone sotto i riflettori le modalità seguite da una parte della politica e da una parte della Magistratura per concordare la nomina dei magistrati chiamati a ricoprire i ruoli apicali della Magistratura giudicante e di quella requirente, nonché le scelte talvolta operate dai Magistrati in relazione all’apertura di procedimenti penali nei confronti di alcuni politici, tra i quali, ultimamente, Matteo Salvini, che, si apprende, dovesse essere attaccato a prescindere dalla liceità o meno delle scelte dallo stesso compiute nella veste di Ministro.  Accordi che, prescindendo talvolta dai curricula, come avvenuto, a quanto affermato da Luca Palamara, anche in relazione all’attuale vice presidente del CSM, nominato per una “carambola” politico giudiziaria, consentivano di piazzare in ruoli fondamentali magistrati, politici  e funzionari non sempre meritevoli di tali incarichi. Il tutto a danno pacifico della democrazia e della nostra Repubblica. Palamara dà atto di come parte della Politica e parte della Magistratura fossero consapevoli non soltanto di tali procedure costantemente seguite (più che di consapevolezza dovremmo parlare di complicità), ma anche del potere assoluto proprio delle correnti presenti nella Magistratura, che trovavano poi riconoscimento nell’ambito delle nomine nel CSM.  Se ciò che emerge risponde alla verità – quanto accaduto in relazione alle nomine ai ruoli apicali all’interno della Scuola Superiore della Magistratura avulse, secondo i magistrati del Consiglio di Stato, da qualunque criterio meritocratico, sembra corroborare la tesi di Palamara – si impone una forte presa di posizione da parte del Parlamento a tutela del sistema democratico. Se ampi settori della Magistratura hanno chiesto che all’interno della stessa sia fatta chiarezza per l’onore stesso di quei Magistrati che nel silenzio delle loro stanze esercitano eticamente ogni giorno la  loro attività,  è improcrastinabile compito del nostro Parlamento e della Politica tout court fare altrettanto, istituendo una commissione di inchiesta che accerti la veridicità dei fatti esposti da Palamara, sollecitando il medesimo a rendere noti eventuali ulteriori fatti di cui non vi sia traccia nel libro, verificando poi quanto certe condotte abbiano influenzato la vita democratica del nostro Paese.

Il tutto condito da una riforma sostanziale del sistema Giustizia che riporti all’interno della stessa quei principi di trasparenza e di meritocrazia che richiamati dal Vice Presidente del CSM nella propria relazione in sede di apertura dell’anno giudiziario, stando al libro di Palamara non sarebbero stati seguiti nella nomina del medesimo.

Silvio Pittori

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