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L’italia rischia di essere un delicato vaso di coccio fra troppi vasi di ferro?

Il cosiddetto decreto sblocca Italia che tanto appassiona gli addetti ai lavori, così come prima di esso i ventilati sussidi all’ economia reale, leggi piccole e medie imprese, o ancora le forme di assistenza privata attraverso i meccanismi assistenziali alle famiglie, leggi cassa integrazione, o ancora, chi più ne ha più ne metta, reddito di cittadinanza o prestiti agevolati a famiglie e imprese garantiti dallo Stato a fronte di un cronico credit crunch, appaiono per il vero e ad essere intellettualmente onesti poco più di una lodevole manifestazione di intenti che una reale politica economica o finanziaria. Discutibilmente accettabili nella forma, poco o nulla affatto nella sostanza.

Se la situazione non fosse tragica apparirebbe quasi comica come comici appaiono gli interpreti attuali che pretendono di suonare una buona musica su uno spartito obsoleto nel tempo. Credere nella reale portata di quanto annunciato significa ‘essere intellettualmente vittime dell’apparenza, piuttosto che della realtà  così come in quell’ allegorica caverna del De Repubblica di Platone ove la realtà oggettiva rimaneva inaccessibile anche a chi teoricamente si trovasse nelle condizioni ideali per contemplarla.  

La oggettiva ed innegabile carenza di liquidità per le imprese e le famiglie, a fronte di un sistema politico incapace di rinnovare se stesso, un ‘ amministrazione elefantiaca, burocratica inefficiente ed inefficace laddove la legittimità formale, nonostante le timide riforme, continua a prevalere sulla legittimità sostanziale, unitamente all’ assenza di finanziamenti per ricerca e sviluppo, rendono il nostro ordinamento tra quelli maggiormente incapaci ad agganciarsi ad un futura auspicabile ripresa, di cui si sente recentemente vociferare in sede europea.

Una carenza di liquidità a cui, esclusa la possibilità che le risorse si materializzino come per incanto o incantesimo,  potrà farsi fronte solo ed esclusivamente attraverso lo strumento fiscale ovvero attraverso  il ricorso al prestito sia esso all’ indirizzo del public retail (prestiti obbligazionari ovvero titoli di Stato a medio o lungo termine) o ancora all’ indirizzo delle istituzioni europee (leggasi  fondo salva stati (MES). Tertium non datur in quanto non appare affatto scontato vengano effettivamente approvati e se approvati di quale reale portata i ventilati prestiti a fondo perduto destinati a modesto avviso di chi scrive a rimanere più argomenti della memoria che della storia.

L’Italia in particolare per l’ appunto sta esprimendo in coloro che hanno funzioni di governo o, per qualche ragione, grandi responsabilità, l’antico male dell’ autoreferenzialità esaltante nel fare l’interesse proprio esercitando un potere personale autodistruttivo per la comunità come nel celebre dialogo sulla sovranità e sulla migliore forma di governo. In una crisi economica senza precedenti che è stata dapprima finanziaria, poi monetaria ed infine politica e recessiva l’ Italia è e rimane il Paese del particolare rispetto all’ interesse generale.

E’ così che mentre si accende e si fa sempre più aspro lo scontro politico è tutto un fiorire di ricette per uscire dalla crisi che purtroppo trovano spazio soprattutto sul piano delle intenzioni che della fattualità.

Si parla di restituire liquidità attraverso il rilancio dell’ occupazione e accessibilità al credito, si parla di bisogno di ricerca ed innovazione quale uniche teorie economiche e sociali ma ci si dimentica che prima ancora di curare il grande malato ci si dovrebbe assicurare della sicurezza del luogo di cura ove è degente. Nessuna terapia sarà in grado di far guarire il grande malato se poi è l’ intero ospedale a crollargli sopra.

Se risollevare l’ economia è la necessità emergente nell’ immediatezza, sarebbe poi frutto di miopia non comprendere come è proprio l’ architettura dello Stato, della grande Casa, a dover essere riparata attraverso quelle riforme costituzionali non più differibili.   

Sono sotto gli occhi di tutti i dati economici di una economia asfittica in cui è  lo stesso scheletro economico rappresentato dal sistema delle piccole e medie imprese a crollare sotto la scure di chi appare sordo a qualsiasi richiamo in quel deficit di democrazia che è sotto gli occhi di tutti stante la siderale distanza tra chi è chiamato a responsabilità di Governo in questo delicato momento ed il Paese reale al quale non a caso viene sempre più procrastinata la possibilità di esprimersi attraverso libere elezioni.

Il risultato è quell’ asfittico stallo in cui si continua a galleggiare con l’ unica parola d’ ordine che è quella di prendere tempo e ritardare all’ inverosimile la resa dei conti. Di qui la possibilità di continuare ad effettuare annunci ben sapendo di non poterli realizzare. Parlare ad esempio di prestiti garantiti dallo Stato significa mentire sapendo di mentire perché per avere un prestito bisogna avere dall’ altra parte un soggetto disposto ad effettuarlo. E questo soggetto (leggasi le banche  che si rammenta sono soggetti privati ) semplicemente non esiste in quanto mai chiamato in causa essendo esso doppiamente prigioniero dell’ enorme massa di crediti deteriorati e non più esigibili (no performing loans) così come di quelle ferree regole del meccanismo di Basilea 4 stabilito in sede Ecofin che fissa rigidi paletti al credito in relazione a quelle che sono le singole riserve tecniche stabilite ora dalla Banca Centrale Europea. E questo chi governa non può non saperlo. Qualcuno ha forse sentito qualche intervento in proposito dell’ ABI???? Un silenzio assordante. Un caritatevole silenzio per non dire pubblicamente quello che sicuramente è stato già detto in privato a chi di dovere.

Senza parlare dei meccanismi della Cassa integrazione. Sarebbe bastato farsi due conti stretti stretti tra bilanci di competenza e bilanci di cassa dell’ Istituto di previdenza per rendersi conto che se hai 10 non puoi  ventilare di dare mille.

Purtroppo così continuando l’ Italia si presta ad essere in sede internazionale il fantomatico vaso di coccio tra i vari vasi di ferro di manzoniana memoria e al di là delle stucchevoli frasi di convenienza appare fantomatico sperare in aiuti che non provengano da noi stessi. Lo abbiamo visto a fronte del fenomeno immigratorio, e lo stiamo vedendo in questi giorni in sede economica. Chiedere alla Grecia per credere.

Quando il contratto è considerato l’unica legge fra le parti, il diritto e la ragione  si ritirano  e la regola fondamentale dei mercati diventa quella del contro-mercato, cioè del regno del diritto del più forte ove le asimmetrie anche informative e le ineguaglianze che sono proprie del negozio giuridico, creano incertezze, con problemi epistemici inadatti comunque a disciplinare il mercato stesso, che diventa terreno fertile per la malattia tipica del capitalismo finanziario: i corporate crimes, i market abuse e le varie forme di inquinamento dei mercati, che trovano nella grande speculazione e nella criminalità organizzata i loro  principali protagonisti.

Ma per dirla tutta pare si tratti di una crisi politica e sociale prima ancora che finanziaria ed economica. Mai la società civile, le istituzioni, il mondo del lavoro, della scuola e delle relazioni sociali hanno attraversato un simile livellamento verso il basso. Mentre le conflittualità sociali stanno minando la serena convivenza civile  la grande criminalità sta tornando a prendere il sovrappiede sui mercati anche nel ricco nord est del Paese.

La fiducia, o meglio il rinnovo di un patto fiduciario all’ indirizzo di chi possa governare con maggiore libertà di quanto non possa fare ora il grande timoniere (ogni allusione alla Cina è puramente voluto) è oggi la principale infrastruttura intangibile quale bene immateriale per costruire un futuro finalmente positivo e ottimista di cui tanto sente la mancanza il Paese e soprattutto l’economia reale, mai così lontana dai plumbei scenari della politica.

Questa è una crisi dell’uomo, che distrugge l’uomo ed occorrono allora sicurezza, crescita, sviluppo e innovazione ponendo una chiara distinzione tra politiche economiche a breve termine e ad effetto rapido e politiche strutturali di lungo termine anche attraverso un riforma della nostra Carta costituente anche riaprendo da subito il dossier italiano in Europa.

Senza un recupero di redditività adeguata infatti non possono che acuirsi le problematiche legate alla sostenibilità finanziaria delle società, dato che cadrebbe la quota di auto-finanziamento. E senza prospettive investire in capitale di rischio, qual è l’impresa, pare sempre più azzardato.

Esigenze di crescita ed esigenze di legalità sono quindi due facce della  stessa medaglia a prescindere dalle possibili ricette economiche che vorranno adottarsi. E questo  nella considerazione generale che non vi sarà nessuna ricetta realmente efficace se non verranno  nello stesso tempo estirpati quei germi patogeni che sono stati responsabili della malattia.       Fix it First, ossia prima di tutto aggiustare. Ma per aggiustare occorre un bravo artigiano. Ed un bravo artigiano è tale se gode la fiducia di chi gli affida il lavoro. Ad oggi invece abbiamo solo il lavoro (che manca) ed un artigiano che è li  ma a cui nessuno ha mai commissionato il lavoro: se l’ è affidato da solo.

Mauro Mancini Proietti