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BILANCIO EUROPEO E RECOVERY FUND: E’ ANCORA FUMATA BIANCA. MA LA CALUNNIA (E LA MENZOGNA) E’ UN VENTICELLO…

Diritto di veto avevo detto, e diritto di veto puntualmente si è realizzato così come anticipai e ho ripetuto da mesi più volte su queste pagine, alla pari di tante altre previsioni, dalla vendita di autostrade, alla questione dei migranti e tanto altro ancora, tutte poi effettivamente realizzate: verba volant, scripta manent.

La crisi in atto è infatti scoppiata allorchè tra i ventisette Stati dell’ Unione,  come prevedibile, Ungheria e Polonia si sono opposte all’adozione del bilancio comunitario, ossia all’approvazione del Quadro finanziario pluriennale dell’Unione  europea, il Multiannual financial framework, per un budget complessivo di 1.8 biliardi di euro da stanziare nei prossimi 7 anni, a cui è inesorabilmente legato il Recovery Fund. Posizione per il vero, a dirla tutta, a cui si sarebbe anche aggiunto, pur non esprimendo nessun veto, il sostegno della Slovenia.

Ma già come dissi in altre occasioni, il puntuale verificarsi di quanto preannunciato non è dato dal possesso di straordinarie doti divinatorie che non mi sento assolutamente di possedere, quanto piuttosto per la semplice logica di capire il senso delle cose quando queste cose un senso non lo hanno.  

E questo lo sa bene lo stesso Premier allorchè annuncia e parla, parla e ancora annuncia continuando a mentire ben sapendo benissimo di mentire. L’ importante come è notorio,  è guadagnare tempo e,  causa Covid,  continuare a tenere un Paese in scacco di personaggi improvvisati senza arte e ne parte che molto spesso non sanno nemmeno ciò di cui stano parlando e la cui competenza è solo inversamente proporzionale alla loro presunzione.

Ma si sa calunnia e menzogna sono due mali che affliggono l’umanità da quando essa è nata, cui si affiancano invidia e gelosia. Vi è una parte della gente che ripudia questi valori negativi, ma un’altra parte li usa per il proprio tornaconto. Anche Clinton mentì a proposito della sua stagista ma fu perdonato perché la menzogna era stata scoperta e la verità rivelata. Lo stesso popolo non ce l’aveva con Clinton per quello che aveva fatto, ma perché aveva mentito. Come dire “La calunnia (e la menzogna) è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurar”: così canta Don Basilio nel Barbiere di Siviglia. Sappiamo come finì. A non saperlo forse è un Presidente del Consiglio a cui simile avvisaglie nulla insegnano già pronto ad inventare il prossimo annuncio. 

Al di là di aver ampiamente ribadito che non si tratta di finanziamenti a fondo perduto, ma per la gran parte prestiti con tanto di interessi, era chiaro a tutti che, causa la Brexit,  e causa la concessione ai Paesi frugali della rinuncia al meccanismo dell’ unanimità di voto in cambio di una sensibile riduzione della loro quota di partecipazione al bilancio dell’ Unione, il plafond di questo si sarebbe ridotto ai minimi termini con pesanti ripercussioni sulle politiche comunitarie ed i relativi fondi strutturali tra cui il finanziamento della politica agraria comune che costerà ai nostri produttori lacrime e sangue.

Il pomo della discordia in questo frangente, e guarda caso, ruota intorno al nuovo meccanismo “trabocchetto” che condiziona l’esborso dei fondi comunitari a beneficio dei singoli Stati al rispetto dello “Stato di diritto” a cuisia il premier polacco Mateusz Morawiecki che la sua controparte ungherese Viktor Orbán si sono fermamente opposti. 

A ben vedere la questione non è tanto sul fatto che si tratti di aderire ai principi dello Stato di diritto (il potere sovrano sottoposto alle leggi), quanto piuttosto il senso che si vuole dare al presunto rispetto delle libertà civili, laddove sono considerati rispettosi di tale principio “quei Paesi che ammettono migranti”. Ecco dunque che la partita sul Recovery Fund e quella sull’immigrazione si intrecciano inesorabilmente visto che è un fatto fuori discussione che l’Unione Europea tenti di utilizzare detti fondi per piegare nazioni che vogliono difendere le loro radici, la loro identità, i loro confini.

E non è un caso  che il Parlamento europeo abbia già dichiarato che non è affatto disposto a negoziare i termini dello stato di diritto con Budapest e Varsavia.

Ma per il vero il tentativo di abbattere ogni argine all’ immigrazione incontrollata e favorire quindi le lobbie che sul traffico di esseri umani speculano non è nuovo:

la memoria va infatti ad un altro tentativo truffa, meglio noto come il Global compact for safe, orderly and regular migration, che di fatto rendeva obbligatorio per ciascun Paese firmatario di accogliere senza limiti quanti sbarcavano sul loro territorio. Accordo fortunatamente a cui anche l’ Italia, viste le forti opposizioni interne, non riuscì ad aderire tanto che venimmo accusati di collocarci  al fianco dei paesi del blocco di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia), con l’Austria e la Bulgaria. L’idea per il vero era nata a New York nel settembre del 2016, quando tutti e 193 gli stati membri delle Nazioni Unite firmarono  la cosiddetta Dichiarazione di New York sui migranti e i rifugiati. Il Global compact in sostanza partiva dal presupposto che “la migrazione fa parte dell’esperienza umana ed è sempre stato così nel corso della storia” e che il suo impatto può essere migliorato se si renderanno più efficaci “le politiche dell’immigrazione”. Salvo ovviamente dire che tra i fenomeni immigratori che hanno caratterizzato la storia dell’ uomo fino alle cosiddette invasioni barbariche era altra cosa rispetto ai fenomeni migratori odierni.  

Altro che senso di responsabilità visto che la confusione regna ormai sovrana atteso che come se non bastassero gli attuali problemi mancavano all’ appello anche le esternazioni del Presidente del Parlamento Europeo Sassoli, che, come se parlasse di noccioline, ha buttato lì l’idea di cancellare i debiti dei Paesi debitori sottoscritti  per far fronte alle spese sostenute durante il Covid senza ovviamente spiegare come possa stare in piedi una cosa del genere.

Per la presidente della Bce Lagarde, intervenuta in audizione proprio all’Eurocamera, davanti alla Commissione problemi economici del Parlamento, detta eresia è semplicemente contro i trattati, anche se, anch’ essa pure riconosce ed apre ad una maggiore flessibilità laddove ritiene che il pacchetto Next Generation Eu (leggi recovery fund) debba diventare operativo senza indugio.

La fuga in avanti con la proposta della cancellazione dei debiti da parte del Presidente Sassoli, (idea per il vero che era cara della sinistra al tempo della crisi del debito greco), appare quindi una uscita gratuita e dannosa soprattutto in vista del perfezionamento dell’ accordo suddetto sui Recovery Fund  con i cosiddetti paesi “frugali” a cui non pare vero trovare ulteriori argomenti ai fini del loro blocco o limitazione alla sola parte in cui si sostanziano in soli prestiti.

Di sicuro un impasse ed improvvisazione totale che non giova all’ Unione Europea e le sue politiche,  e non giova all’ attuale Governo che non vede l’ ora di indebitarsi nei confronti della troika e vedersi così autorizzato ad approvare manovre in deficit senza precedenti, sia pure in assenza di alcuna concreta riforma strutturale che sa benissimo di non poter portare a compimento: riforma della giustizia, riforma della pubblica amministrazione, sistema di previdenza ed altro: praticamente il libro delle fiabe.

Unica certezza o collante il fatto che, causa pandemia, un intero sistema Paese è tenuto ostaggio di se stesso e costretto a sentire affermazioni del giorno prima smentite nei fatti il giorno dopo in un caos e disorganizzazione che regna totale dopo aver speso un intera estate a far nulla. Esempi non mancano ma non vi è che l’ imbarazzo della scelta.

Dalla ministra della pubblica amministrazione Azzolina che, dopo aver giocato con i banchi a rotelle (acquistati e ora giacenti inutilizzati), prima afferma occorrere tamponi rapidi già acquistati e scaglionamento agli ingressi scolastici con tanto di riorganizzazione dei trasporti locali, e quindi dando ad intendere che esista un piano per il rientro a scuola tre mesi dopo l’ avvenuto rientro, al ministro Di  Maio (altro illuminato) che sostiene che grazie alla politica targata  cinque stelle (a cui dobbiamo la genialata del reddito di cittadinanza) vi sia stata una conversione del 300% dei contratti a tempo determinato in indeterminato, senza spiegarci come questo possa essere possibile anche solo dal punto di vista matematico.  E la matematica si dice non sia un opinione.

E se Arcuri fino a poco tempo fa sosteneva che le terapie intensive non sono sotto stress, dimenticando nel calcolo delle degenze che vi sono anche altri pazienti no covid che pure necessitano di terapie intensive, come gli ricordavano e lo correggevano gli stessi medici, appare allora logico a fronte di tanta capacità di affidargli di fatto, oltre che la distribuzione dei vaccini, anche la gestione dell’ILVA per la quale ha già annunciato l’ ingresso nella proprietà rilevando azioni per 400 milioni dalla Arcelor Mittal, facendo di fatto saltare un contratto con uno dei più grandi gruppi finanziari al mondo, che prevedeva 1,8 miliardi dati allo Stato e ai creditori e 2,4 miliardi di investimenti.

Un velo poi pietoso sui tre commissari in tre giorni (o giù di li) per la sanità nella regione Calabria e la querelle tra questa e il Governo, senza contare che varrebbe la pena di ricordare che è stato lo stesso Arcuri fino ad adesso a gestire quella situazione sin dall’inizio della pandemia.

E ancora continuando con il balletto, ora giunto al “Ristori ter” (ma vi assicuro la saga andrà avanti), degli aiuti agli imprenditori: soltanto pochi giorni or sono l’ INPS dichiarava che gli imprenditori delle regioni arancioni sarebbero stati esentati dal versare i contributi previdenziali, salvo poi il giorno successivo affermare l’esatto opposto, obbligandoli a versare il dovuto quasi a vista.

E’ la fotografia di un’ Italia, in cui l’ improvvisazione assoluta è la vera padrona indiscussa. Un momento in cui è vero occorrerebbe accantonare la polemica politica per concentrarsi sulle cose da fare raccogliendo l’ invito del Presidente della Repubblica ad un senso di responsabilità.

Ma il dialogo, si sa, come il riconoscimento quale relazione giuridica fondamentale, si effettua almeno tra due soggetti che appunto si riconoscono. Al momento più che un dialogo pare di assistere ad un  assordante monologo unilaterale di un Premier che intende oramai andare dritto per la sua strada lanciando la locomotiva fino in fondo al dirupo senza alcuno che sappia o voglia fermarlo finché si sarebbe in tempo illuminandolo sui concetti di prevenzione, organizzazione, strategia e lungimiranza.

Nessuno di quei concetti purtroppo alberga nella volontà e nelle oggettive capacità dell’ “avvocato del popolo”, come insegna la sua storia personale prima che da illustre sconosciuto divenisse addirittura Presidente del Consiglio come nelle migliori favole della Disney.

E allora eccolo a dichiarare che la scienza è scienza e bisogna fidarsi degli scienziati di cui ama circondarsi (e che dicono tutto ed il contrario di tutto visto la ribalta mediatica in cui con il loro stupore si trovano ribaltati), onde evitare il disturbo di decidere.

Se così fosse verrebbe allora da ricordargli che egli stesso è inutile e farebbe bene a far si che la politica ceda il passo alla scienza, si dimettesse e cedesse direttamente la sua poltrona ad Arcuri & co. Tanto vale essere governati direttamente da loro, tecnici e scienziati, anzi no, io proporrei direttamente una intelligenza artificiale quale Premier…di sicuro infallibile. Come dire cibernetica e diritto: piu scientifico di così. 

Peccato che la politica, la vera politica,  dovrebbe essere quella delle scelte: ascolta gli esperti e la verità scientifica, ma poi decide  in via autonoma tenendo in considerazione anche altri interessi pure rilevanti.

Se il problema è il crimine gli scienziati sosterrebbero che basterebbe eliminare fisicamente ognuno che delinque, assicuro che il risultato, ed è scientifico, sarebbe quello  che nel medio periodo, proprio per la logica dei numeri verrebbe ad eliminarsi il problema del crimine. Un delinquente morto non delinque più: c’ est plus facil

Pare ovvio che non è e non può essere così nonostante la scientificità della soluzione definitiva ed ultima. Forse forse allora la storia dell’ uomo, il riconoscimento della dignità della vita umana in primis e della politica poi propendono per soluzioni diverse che fanno della prevenzione miglior cura della repressione. Chiudere tutto e tutti è scientificamente ineccepibile. Peccato che il Paese poi muore. Qualcuno è in grado di dirlo all’ illuminatissimo Premier che forse forse più che chiudere l’ economia di un Paese vanno contrastate le condotte dei singoli non rispettose delle regole? Come dire quanto avevo già detto: se ho i ladri nel supermercato fermo i ladri e non certo chiudo il supermercato.  

Ma che dire è chiedere troppo e, come sempre affermavo  nel mio precedente intervento, la notte incombe ma lo spettacolo deve andare avanti. Ma, si sa, per dirla con  Edmund Burke “l’umanità è una mandria di esseri che devono essere governati con la frode, l’inganno, e, appunto, con lo spettacolo. Che qui non manca aggiungeremmo noi.

Mauro Mancini Proietti

Basta, giocare in questo modo con la vita e il lavoro delle persone.