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02/11/2022 — Assalto alla Sapienza: ipocrisia e ignoranza di sedicenti antifascisti

L’attacco squadrista di alcuni studenti alla facoltà di scienze politiche della Sapienza a Roma, finalizzato ad impedire un momento di dibattito, è emblematico della sinistra di nuova generazione: superficiale e inconsapevolmente lontana dagli ideali che crede di rappresentare. Da un lato non perde occasione per sfoggiare la sua ignoranza, dall’altro non vede l’ora di alimentare contesti di odio e violenza. È la sinistra della Cancel Culture, quella giusta e superiore per definizione che teme la storia e il confronto.

La conferenza di martedì 25 ottobre vedeva tra gli ospiti Daniele Capezzone, giornalista della Verità e noto volto televisivo e Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia e presidente di “Gioventù Nazionale”, movimento giovanile del partito. Il tema del confronto era incentrato su un’analisi di aspetti positivi e contraddizioni del capitalismo.

I manifestanti in questione, al grido di “Fuori i fascisti dalla Sapienza”, hanno tentato di entrare per impedire che si tenesse il convegno, provando quindi a censurare in maniera coercitiva uno spazio di dialogo, regolarmente autorizzato e che non aveva nulla che vedere con il fascismo, ma che al contrario verteva sul suo opposto: il capitalismo. Gli striscioni esposti da questi sedicenti antifascisti riportavano scritte come “Antifascismo è anticapitalismo”, a dimostrare che, fondamentalmente, la motivazione alla base della protesta era la profonda ignoranza di chi la portava avanti. Il fascismo, come tutti i regimi totalitari, è anticapitalista per eccellenza. Un manifesto del genere basta per evidenziare la vicinanza di chi lo espone a regimi illiberali, repressivi, antidemocratici, fascisti. Per non parlare del fatto che definirsi anticapitalisti per poi riprendere le proprie gesta con l’ultimo modello di iPhone e postarle su Instagram è quantomeno poco coerente. Banali ipocrisie sintomatiche di alti tassi di ignoranza.
Una delle motivazioni più significative portata dai sedicenti antifascisti riguardava il fatto che, secondo loro, il motivo reale dell’evento fosse quello di dare visibilità ai componenti di Azione Universitaria candidati alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche. Affermazione che ha del paradossale. Un’eventualità del genere, infatti, sarebbe perfettamente normale in un contesto elettorale, democratico, antifascista e che garantisca la pluralità del dibattito. A questo punto viene da chiedersi se i partecipanti di questo scontro fossero effettivamente studenti della facoltà di scienze politiche. Delle due l’una: o si tratta di studenti totalmente impreparati in materia o di infiltrati appartenenti a frange estremiste e centri sociali. In entrambi i casi la costante è una: l’ignoranza alimentata dal disprezzo per la democrazia.
A questo punto è legittimo pensare che a questi sedicenti antifascisti interessi di più impedire l’esercizio dei diritti altrui che garantire il rispetto delle libertà di tutti. D’altronde non hanno mai fiatato quando negli ultimi anni venivano obbligati ad assistere ad improbabili lezioni a distanza, quando veniva impedita la socializzazione, quando per entrare in un’aula bisognava prenotarsi con largo anticipo, quando chi non possedeva un lasciapassare veniva emarginato, quando chi rifiutava di iniettarsi un vaccino appena messo sul mercato veniva defraudato del diritto allo studio. Muti se la libertà collettiva viene violata, in prima linea per negare i diritti di chi la pensa diversamente.

Viene spontaneo chiedersi cosa sarebbe accaduto a parti invertite, se dei militanti di destra avessero provato ad impedire un dibattito, ad esempio, sul comunismo, tema affrontato ed elogiato piuttosto spesso e negli atenei italiani, ma che, giustamente, non suscita mai reazioni violente in nessuno. Se fosse stato interrotto un convegno del genere la polizia avrebbe represso i manifestanti allo stesso modo: proponendo, anche in quel caso, scene sicuramente non belle da vedere ma a volte necessarie per garantire l’esercizio democratico. Quello che sarebbe cambiato completamente è il racconto della stampa italiana di partito che, con la faziosità che la contraddistingue, avrebbe parlato di pericolo fascista, violenza e terrorismo. Sicuramente non avrebbe preso le parti degli assalitori vigliacchi e antidemocratici. Cosa che ha fatto invece in questo caso.

Il problema di fondo è che purtroppo non è stata solo certa stampa ad aver difeso dei sedicenti antifascisti ma anche la sinistra parlamentare. Quella eletta democraticamente in un sistema che garantisce il pluralismo delle idee. Pluralismo che evidentemente, in questo caso, secondo loro non era legittimo esercitare. Una sinistra asfaltata nelle urne, totalmente allo sbando, che ormai non sa stare 5 secondi senza umiliarsi e che non riesce a trovare più alcuna dignità nella sconfitta riducendosi a difendere l’indifendibile. Una sinistra che solo a causa dell’incompetenza dei suoi leader ha perso completamente la base popolare che era nata per rappresentare e che oggi sceglie la via del risentimento, sostenendo chi semina odio e tensione, ostacolando il confronto. Non c’è da sorprendersi quindi se i figli di questa classe politica, privati di qualsiasi figura di rilievo che li possa guidare, trovino rifugio nella violenza. La paura del confronto mascherata da antifascismo.

Nei giorni successivi, alcuni studenti, coadiuvati da collettivi e centri sociali, hanno deciso di occupare la facoltà, interrompendo le lezioni e negando il diritto allo studio di alcuni loro colleghi.
Nei discorsi proposti durante l’occupazione hanno rivendicato un principio chiaro: “qui parla solo chi decidiamo noi”. Con “noi” ovviamente si intende la frangia sinistra degli universitari che, con atteggiamento squadrista e censorio, si arroga il diritto di rappresentare la totalità degli studenti.
L’occupazione non è stata minimamente contrastata dalle forze dell’ordine che, giustamente, non sono state chiamate in causa per non inasprire ulteriormente i toni, accompagnando la faccenda al suo epilogo del tutto scontato. Dopo un paio di giorni di bivacco per i corridoi dell’edificio, i sedicenti antifascisti, stanchi e affamati, sono tornati a casa a riposare e a farsi una doccia (forse). Consapevoli che l’indomani sarebbe tornato tutto alla normalità ma fieri di aver combattuto per impedire la libertà di espressione di chi non la pensa come loro. Avversari poco abili che la democrazia sconfigge ogni volta attraverso i loro stessi mezzi.

Francesco Silveri

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