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Caro-Energia, tasse e decrescita. Il deputato della Lega Alberto Gusmeroli, vicepresidente commissione Finanze alla Camera, espone la posizione della Lega sulla riforma fiscale.

“Siamo contro una riforma del catasto che, sostanzialmente, sposta il calcolo dalla rendita catastale alla rendita di mercato, perché quest’ultimo è di gran lunga superiore alla rendita catastale. Quindi una riforma di questo tipo non può che far aumentare il costo dell’imu, delle compravendite, dell’iva: in più è prodromica ad una futura tassazione della prima casa. Inoltre la prima casa è nel calcolo dell’Isee, per cui se dovesse aumentare vorrebbe dire per i cittadini avere aumenti per gli asili, gli scuolabus, le mense e via via tutti i servizi sociali. Si colpirebbe anche una fascia di popolazione che è meno abbiente. Abbiamo ottenuto la garanzia che dopo l’approvazione del Def, verosimilmente ai primi di maggio, il governo prorogherà il bonus del 110% a settembre o addirittura a dicembre. Non dimentichiamo che fino ad ora il governo ha fatto dei pasticci: con l’art. 28 del decreto sostegni-ter per due mesi ha praticamente bloccato l’intero mercato delle ristrutturazioni, perché non era più possibile cedere crediti o fare lo sconto in fattura. E dal momento che molti italiani si sono attivati per ristrutturare la villetta, perché era di fatto gratis, è chiaro che si è fermato tutto per colpa del governo. Ma non è finita qui. C’è un’enorme penuria di materie prime, per questa ragione era utile intervenire.
Bisogna pensare ad un grosso scostamento di bilancio, per ridurre uno dei motivi della crescita dell’inflazione: il costo dell’energia. E’ il famoso costo delle bollette per famiglie, imprese e aggiungerei anche per i comuni. Inoltre è necessario intervenire sul prezzo della benzina, perché tutte queste voci incidono sui prezzi di tutti i prodotti. Ci troveremo pane e pasta alle stelle, per effetto del costo dell’energia. In secondo luogo serve intervenire sulla decrescita: avevamo stimato una crescita del 4%, adesso sembra che siamo il 3%. Significa che, se non interverremo, alla fine dell’anno arriveremo all’1,5%. I rischi sono quelli della stagflazione: ovvero stagnazione più inflazione. Poca domanda, bassa crescita, aumento dei prezzi: quindi uno scenario da anni ’70, con le domeniche a piedi e le luci spente per risparmiare. Dobbiamo assolutamente scongiurarlo: da un lato calmierando l’inflazione e intervenendo sui combustibili, dall’altro spingendo alla crescita aprendo il portafoglio con più scostamenti di bilancio. Normalmente non è possibile trasformare spese per investimenti in strumenti per calmierare i prezzi. Però si potrebbe chiedere una deroga all’Ue, data la situazione assolutamente eccezionale. Viceversa bisogna essere ancora più rapidi nello spendere i soldi del Pnrr perché gli investimenti producono crescita, occupazione e Pil. Se languono esportazioni e domanda interna, bisognerà spingere giocoforza sugli investimenti”.

Sonia Pira

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