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CINA TAIWAN: BEN ALTRO CHE SCENE DI GUERRA MENTRE L’ EUROPA RESTA A GUARDARE

Le incursioni di questi giorni dell’ Aereonautica militare   della Repubblica popolare cinese sull’ Isola di Taiwan, rappresentano molto di più di quello che si vuole mostrare di essere. Non un semplice braccio di ferro o una mera rivendicazione di predominio, quanto piuttosto un chiaro messaggio a Stati uniti ed Europa di quelli che saranno per gli anni a venire i rapporti di forza tra gli attuali blocchi contrapposti.

Non si tratta quindi solo di rivendicare l’ isola come facente parte del territorio cinese, ovvero di rivendicarne la sovranità, quanto piuttosto di un chiaro messaggio alla comunità internazionale diffidandola dall’ intrattenere rapporti e stipulare accordi commerciali e diplomatici separati con quella che la Cina considera una semplice sua provincia. Detti rapporti sarebbero in definitiva considerati alla stregua di intromissioni indebite  negli affari interni e quindi lesive della sovranità cinese sul proprio territorio.

Non è un caso che detta “prova di forza” giunga immediatamente a seguito della richiesta di Taiwan di entrare nell’accordo di libero scambio transpacifico, a distanza di nemmeno una settimana di analoga richiesta portata avanti dal governo cinese, nonché dalla recente alleanza militare in funzione anticinese da parte di Australia-Regno Unito-Stati Uniti AUKUS per la quale la vicenda dei sottomarini nucleari a Canberra non è stato altro che un significativo episodio che ha fatto irritare non poco la Francia tiepidamente sostenuta da Bruxelles.

Per i non addetti Il CpTpp (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership) altro non è che un patto commerciale del 2018 siglato da Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam, nato su quel che rimaneva del Trans-Pacific Partnership (Tpp).

La Cina in definitiva  non riconosce la sovranità dell’ isola e, quindi, qualsiasi adesione di questa a relazioni internazionali è vissuta come una provocazione interna senza contare che la stessa Cina sta realizzando un proprio aeroporto su una lingua di terra rivendicata nel mare tra le isole Dasha e Xiaosha, al largo della costa a Est della contea di Pingtan in occasione del quale ha già ammonito non verrà in alcun modo tollerata la presenza di truppe straniere in quanto ciò sarebbe in aperta violazione degli accordi del ’79 che stabilirono appunto le relazioni diplomatiche bilaterali in funzione anti-Urss, tagliando quelle con Taipei.

Ma il significato di quello a cui si sta assistendo come detto va ben oltre e non si tratta di schermaglie para militari, quanto piuttosto di rivendicare gli assetti economici dell’ economia mondiale nei quali la contrapposizione USA –  URSS cede ora il passo ad una quanto mai più credibile e pericolosa contrapposizione USA – Cina che sta rideterminando il riposizionamento delle alleanze ed un inedito riavvicinamento tra Cina, Russia Turchia Siria ed Iran, mentre dall’ altra parte la già inconsistente Europa, già fiaccata dalla Brexit, riesce poco o male a ricoprire il suo ruolo che, lo si rammenta ai più, nacque agli inizi degli anni 50 in piena guerra fredda proprio  in risposta ai due blocchi quasi come terzo incomodo.

I due blocchi contrapposti e gli assetti economici sono cambiati, ma l’ Europa è rimasta sempre la stessa: non pervenuta.

Lo abbiamo  visto  da ultimo (ma serviva l’ ennesima riprova?) in relazione a quello che è stato il disastroso ritiro delle truppe americane dall’ Afghanistan facendoci rivivere le immagini che furono a suo tempo a Saigon in Vietnam.

L’ Europa ha dovuto subire senza battere ciglio decisioni già prese e poco o nulla ha potuto  fare se non mere operazioni di soccorso più di facciata che altro, quando le conseguenze di tali scelte saranno invece devastanti. E non si parla del pericolo Talebano e la soppressione di diritti umani o dei diritti delle donne (cosa di per se gravissima ed inaccettabile), quanto piuttosto le conseguenze economiche di tale ritiro quando gli interi giacimenti di Litio (componente  primaria di prodotti tecnologici e batterie) ed altre materie prime saranno state interamente consegnate alla Cina. Una Cina ovviamente  che si è presto affrettata a farsi avanti: laddove non sono riusciti i militari e l’ esercito russo e gli elicotteri Apache americani alleati con i Mujaeddin, riusciranno  quindi le risorse finanziarie cinesi ricche di una liquidità mai vista ed ulteriormente rafforzata dalla Pandemia (di origine cinese) che guarda caso ha favorito economicamente più che mai la sola Cina.

E non è che la transizione ecologica ed il Green deal che tanto andiamo sbandierando giocherà a nostro favore. La rivoluzione verde costerà lacrime e sangue ed ancora una volta non riguarderà la Cina. Mentre la produzione USA – Europa e Regno Unito andrà quindi a scontare i costi della riconversione questi costi non saranno affrontati dalla Cina tutt’ altro che decisa ad essere carbon free.

Il risultato sarà che quest’ ultima sarà in grado di offrire una produzione sempre più competitiva in termini di costi con conseguente ulteriore penetrazione nei mercati internazionali al di là delle balle parole dei politicanti di turno.

E’ un fatto che la Cina marcia oramai inarrestabile verso un ruolo di potenza economica e militare indiscussa e senza alcun cambio di passo difficilmente potrà essere contrastata atteso che a breve l’ 80% delle risorse energetiche saranno in mano a quest’ ultima e potrà in definitiva dettare le regole del gioco altro che auto elettriche e transizione ecologica (sacrosanta).

La verità è che se non si riuscirà  dall’ altra parte a costituire un solido blocco   scevro dalle rivalità e contrapposizioni interne, sarà sempre più difficile costringere la Cina a sedersi al tavolo delle trattative per la ridefinizione a tuttotondo degli accordi industriali e commerciali da portare necessariamente in equilibrio. Diversamente si realizzerà l’ ennesima tempesta perfetta che per assurdo non risparmierà nemmeno la stessa Cina.

Anche quest’ ultima infatti, seppur destinata a rivestire sempre più il ruolo di superpotenza, alla lunga dovrà comprendere come un colosso economico senza mercato non è altro che una potente macchina senza motore ed il suo mercato, è bene dirlo, siamo noi.

Mauro Mancini Proietti

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