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CRISI PANDEMICA, CRISI ECONOMICA E SVOLTA TECNOLOGICA

QUANDO E’ LA SOCIETA’ ED IL NOSTRO MODO DI ESSERE AD ESSERE MALATI.

Mentre proseguono inesorabili le chiusure imposte da quello che dovrebbe essere, e lo si spera, l’ ultimo di una serie di vergognosi dcpm governativi con la quale l’ Italia è stata (lo ripeto) fin qui illegittimamente annichilita senza alcun senso ed alcuna prospettiva da uno dei più odiosi e vergognosi governi della storia d’ Italia, quello che lascia ben sperare è ora la presenza di una visione prospettica. Una visione che abbia i crismi della veridicità in termini di basi per una ripresa ed un alleviamento delle macerie economiche che la crisi pandemica sta lasciando sul campo.

Senza molta retorica ne demagogia, e tantomeno con fantasiosi numeri di fantasia, si stanno effettivamente gettando le basi di una programmazione che possa definirsi seria al fine di una pianificazione dei famosi, quanto famigerati, Recovery plan.

Molte le idee di cui si sente parlare in vista della modernizzazione del Paese con riforme che si vogliono strutturali quanto epocali tra le quali la poderosa opera di snellimento dell’ elefantiaca macchina burocratico amministrativa da sempre vero e proprio freno a mano tirato sulla vita dei cittadini e delle loro iniziative economiche.

 Tra i vari settori di intervento non poteva certo mancare la riforma tecnologica, la completa digitalizzazione ed informatizzazione dell’ amministrazione che costituiscono decisivi passi in avanti in termini di semplificazione delle procedure di appalto ma anche dei procedimenti  e dell’ attività provvedimentale in generale.

Ma se quella della informatizzazione e dell’ utilizzo delle reti in una società multimediale avveniristicamente da definirsi 4.0 anche in termini di start up certo non preoccupa ed è anzi auspicabile, quello che più preoccupa è piuttosto l’ altra faccia della medaglia che l’ utilizzo delle reti comporta, e che non riguarda soltanto il mondo degli adulti quanto anche il mondo dei minori.

Nessuno pone infatti in dubbio di quanto la globalizzazione e la rete abbiano di molto semplificato la nostra vita, ma è altrettanto indubbio, come affermato dal filosofo Zygmunt Bauman che “se dalla rete abbiamo moto da guadagnare è altrettanto vero che da questa abbiamo anche molto da perdere”. E questo non tanto per la indubbia utilità delle reti in termini di interconnessione, semplificazione, accelerazione delle procedure e delle informazioni, quanto piuttosto quanto questa abbia finito per incidere sulla nostra stessa esistenza, sulla comunicazione e sulla stessa vita associativa ove troppo spesso il virtuale finisce per sostituire il reale.

Per dirla con il filosofo Luciano Floridi più che vita online siamo alla stessa “onlife”  nella quale l’ accidia, intesa come inerzia della mente, la fa da padrona. Una “vita social” che ci va accompagnando e riducendo inesorabilmente il nostro tempo reale, le nostre relazioni socio famigliari ed affettive generando conseguenzialmente  solitudine. Ed è così che la nostra società fondata più sull’ apparire che sull’ essere, la nostra “società liquida” per dirla sempre con Bauman, va ad incrementare quel senso innato di frustrazione nel non sentirsi nessuno in mezzo a tanti. Quasi non si esista e non ci si senta ascoltati se non si riesca a stupire ed urlare più degli altri  tanto che i pochi spazi di verità che ci siamo concessi ed appaiono irrisori, laddove abbiamo l’ illusione di essere informati su tutto, di sapere tutto, tranne quello che succede.

Ma se è il mondo degli adulti a preoccupare, ciò che destabilizza ancor più è il mondo dei minori visto che internet non è certo un luogo per bambini attese le sue tante insidie. Se la desocializzazione degli adulti è infatti preoccupante, ancor più preoccupante è la sindrome da Internet Addiction Desorder dei minori  che si sta elevando a vera e propria malattia sociale generalizzata.

Ore ed ore collegati in rete e scollegati dal mondo, disturbi del sonno e dell’ attenzione, calo dei rendimenti e calo delle relazioni affettive con contestuale crescita dei disturbi della personalità e della propria individualità laddove i social hanno finito per sostituire quasi completamente ogni interrelazione reale. Social in cui ciascuno costruisce il proprio “avatar” attraverso profili che non rispecchiano noi stessi e ciò che siamo ma artatamente ciò che vorremmo essere. E se questo è spersonalizzante dal punto di vista individuale non lo è da meno dal punto di vista della propria sicurezza.

A parte i classici cyber crime, come il furto dei dati personali, le truffe online, le ludopatie, le informazioni pericolose e la disinformazione delle tante e troppe fake news che girano in rete e vengono ottusamente rilanciate senza alcuna verifica, non meno pericolosi sono infatti  i fenomeni di groming (adescamento di minori), di file  sharing criminali come quelli che concernono materiale pedopornografico, sia esso reale come virtuale a destare allarme. E’ proprio l’ utilizzo smodato dei social da parte dei minori, veri e propri missing children,   a rendere drammatica la situazione che stiamo vivendo.

Non si tratta di “broken windows”, qui si tratta di un vero e proprio “paradiso dei diavoli” come è stato scritto e come è stato da ultimo dimostrato dall’ operazione “dangerous image” della Polizia di Stato. Immagini “gore” ossia di estrema crudeltà scambiate dai minori come lo scambio tra questi e da loro stessi autoprodotto di immagini pedopornografiche e giochi online sempre più pericolosi: altro che fenomeno blue whale che ha portato alla morte delle sue vittime.

Video chat con sconosciuti, Instagram, tik tok, o ancora Chatroulette ove  con un click finisci collegato con i tuoi video sempre più hard in tutto il mondo che certo non dimentica le follie di un attimo quando queste non vengano portate alle estreme conseguenze. E se il cyber bullismo ha già lasciato le sue tracce di sangue nei confronti di minori stalkerizzati, minacciati e messi alla gogna mediatica, non minori danni stanno creando questi spazi virtuali tra i giovani ove il sexy il sesso virtuale ed il sexting, o anche quelle videoriprese girate nei bagni diviene praticamente obbligatorio per esistere.

E’ purtroppo il segnale di un mondo adulto che non presidia più il territorio e di cui costituisce un eufemismo comprendere se e come  siamo arrivati al cosiddetto punto di non ritorno.

Viene in definitiva a mancare l’ adulto significativo, il recupero del dialogo ma soprattutto del nostro tempo da dedicare a noi stessi come ai giovani che, rammento sempre, sono prima ancora del nostro futuro il nostro presente. Agire prima che tutto sia compromesso e prima ancora di vedere tutto vanificato perché come detto la rete non dimentica i nostri errori e quel rght to be alone in molti casi è pura utopia e non c’ è revenge porn che tenga.

Di qui l’ auspicio che nella tanta progettualità che sta ora animando questa stagione di attesa di una nostra ripresa unitamente al progresso tecnologico, lo studio la ricerca e l’ innovazione venga anche avviata una stagione di profonda riflessione della nostra vita e delle nostre abitudini. Prima ancora di un fenomeno giuridico l’ organizzazione del nostro ordinamento è infatti un fenomeno sociale e come tale andrà trattato attraverso prima ancora del cambiamento delle norme attraverso la vera e propria educazione al cambiamento ed alla cultura della legalità. Aspetti che riguardano gli adulti prima ancora dei giovani. Adulti che verranno giudicati sul piano dei comportamenti prima ancora che delle parole.

Non si può dunque certo continuare a credere e sperare che “nulla accada” o che tutto si aggiusti da solo,  perché se poi quel nulla o quel tutto di dannoso accade, o qualcosa succede, non saremo più uno dei tanti che hanno fatto un errore, ma finiremmo piuttosto per divenire noi stessi l’ errore.

Mauro Mancini Proietti

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