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Virtus ipsa premium est: i giovani e la lamentata assenza dei valori.

Prendo lo spunto da alcuni fatti accaduti, durante la scorsa estate, in una cittadina alla quale sono legato, per una breve riflessione sui giovani che rappresentano o dovrebbero rappresentare il futuro della nostra civiltà. Una cittadina mai sino in fondo valorizzata in proporzione alla bellezza che ne forgia il centro storico, abbandonata dall’Amministrazione da oramai troppi anni ad un degrado oggettivo, quest’ultimo caratterizzato negli ultimi mesi anche dalle notti insonni dei cittadini del centro a causa ed in conseguenza degli schiamazzi senza tregua dei giovani e delle continue risse nelle prime ore della notte, il tutto davanti allo sguardo  impotente dei cittadini, con defecazioni nei vicoli accanto ai portoni di ingresso delle abitazioni.

Mi sono chiesto più volte i motivi di ciò, le ragioni di certe ripetute, non casuali condotte, e le cause del mancato intervento dell’Autorità genericamente intesa (famiglia, scuola, forze dell’ordine et cetera). Perché certi comportamenti? Causano nei ragazzi quantomeno un senso di colpa, nel senso dato al concetto dalla psicoanalisi, come emozione conseguente alla presunzione del soggetto di avere agito in violazione di una o più regole o in modo dannoso per qualcuno?  Ho analizzato ripetutamente  le immagini di questi ragazzi che rincorrendosi in una piazza che richiama la bellezza del Rinascimento italiano e contornata dalle tipiche espressioni italiche della dottrina cattolica (Chiese e monumenti), si prendono a pugni per alcuni minuti come in un videogioco, per poi allontanarsi come niente fosse accaduto, o si fermano ad urinare lungo il loggiato che corre lungo tre lati della piazza, e davvero ho difficoltà a darmi una riposta sulle cause di quanto regolarmente accade. Sarà tutto ciò davvero riconducibile alla costante crisi di valori che sembra caratterizzare questa epoca, frutto anche della filosofia contemporanea decostruzionista, con la perdita di quei punti di riferimento un tempo propri della nostra civiltà, di stampo religioso così come di natura civilistica (cosiddette virtù civili)? Venuti meno quindi detti punti di riferimento, venuta meno l’idea di un legame con le proprie radici, con quei nomi (Dio, Patria, ascendenti et cetera) che in “Nostalgia degli Dei” Marcello Veneziani definisce gli “dei” e i “numi tutelari” di cui avvertiamo la mancanza, ai giovani non resterebbe altro che vivere una vita all’insegna dell’oggi nella quale ricercare un immediato piacere personale, il soddisfacimento delle proprie pulsioni in assenza, lo ripeto, di qualsiasi appartenenza dell’io ad una sovrastruttura trascendente, negata nel rispetto del divenire umano. Se così fosse, sarebbe un futuro quantomeno poco brillante. Tutto ciò è davvero imputabile ad una sostanziale indifferenza della famiglia (sempreché presente), – dei genitori talvolta eccessivamente indulgenti, facenti parte integrante della attuale  stagione dell’indulgenza che caratterizza anche lo Stato, all’origine della perdita di fiducia nei confronti della Giustizia da parte di molti concittadini, – e della scuola, – nella quale si insegnava una materia apparentemente secondaria, educazione civica, che sta tornando auspicabilmente alla ribalta, – nei confronti dei giovani e delle loro necessità? Non ho certezze in materia, ritengo soltanto che in attesa di comprendere  definitivamente i motivi di quanto sta accadendo tra i giovani, così da invertire questa tendenza a mio parere distruttiva, sia dovere dei cosiddetti grandi e della scuola ri-diffondere nella società un principio che ha rappresentato una sorta di stella  polare per tante generazioni, tracciando la rotta da seguire per insegnare il senso del dovere e del corretto agire per se stessi e nei confronti degli altri : virtus ipsa premium est.

Silvio Pittori