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LA PROFEZIA DI STATI UNITI D’ITALIA

L’incubazione della crisi viene certamente da lontano, molto probabilmente dal periodo di massima visibilità dei magistrati inquirenti, legato alla stagione di “Mani Pulite”. In detto periodo affondano le radici quelle articolazioni di potere, quelle che sembrano a tutti gli effetti faide interne alla Magistratura che nell’ultimo anno sono sotto gli occhi anche dei non addetti ai lavori. Conflitti interni che toccano persino il Consiglio Superiore della Magistratura, influenzato dalle numerose correnti sorte all’interno dell’Associazione dei magistrati, conflitti che impongo un immediato intervento, celere sì ma anche razionale, a salvaguardia del vivere civile e di quella parte, la principale, della Magistratura, estranea a detti giochi ed a dette faide. Non possiamo infatti dimenticare che qualunque società si fonda su due pilastri, l’uno rappresentato dalla Sicurezza e l’altro dalla Giustizia. Sul sentimento di insicurezza avvertito da molti cittadini non c’è, purtroppo, molto da dire, ma osservandolo come un dato di fatto, seppur senza rassegnazione, dobbiamo essere consapevoli che non possiamo permetterci di lasciare che anche un senso di ingiustizia o di assenza di Giustizia pervada in profondità il terreno sociale. Ciò che emerge dagli ultimi fatti di cronaca, – di oggi l’indagine della Procura di Brescia nei confronti di un pubblico ministero milanese che avrebbe  ritenuta  inspiegabilmente ininfluente una  prova che, al contrario,  avrebbe potuto sancire l’assoluzione degli imputati ben prima del loro rinvio a giudizio, costato pesantemente in termini non soltanto economici ma anche di immagine  ai medesimi ed al  nostro Paese – rappresenta l’avvilente dramma della Magistratura (di una sua parte) che ha dimenticato o persino voluto dimenticare l’ammonimento di cui spesso abbiamo parlato del Giudice Livatino. Al cospetto di tutto ciò non può non risultare profetica la visione di Stati Uniti D’Italia, che con una sensibilità particolare al tema, ben prima degli scandali Palamara, Amara, Tribunale di Taranto (la lista sarebbe davvero oramai lunga), ha avvertito  l’esigenza di quella riforma sostanziale della Giustizia che adesso vede impegnati non soltanto il Ministro, ma anche la Lega Salvini Premier, unitamente ai Radicali, con i sei quesiti referendari che rafforzano certamente la timida riforma prospettata dal ministro Cartabia. Se soltanto volessimo sovrapporre i temi trattati nel proprio progetto di riforma costituzionale da Stati Uniti D’Italia, progetto i cui vagiti sono stati avvertiti all’esterno il 4 luglio 2020, ma il cui concepimento è riconducibile all’anno 2019, ai quesiti referendari, certamente  più penetranti nel sistema penale rispetto alle timide prospettazioni di riforma governativa, avremmo palmare evidenza di quanto Stati Uniti D’Italia abbia precorso i tempi, quasi consapevole di ciò che a breve sarebbe accaduto. Ad ogni buon conto la stessa convergenza, quantomeno sui temi principali (a titolo esemplificativo, la non più procrastinabile separazione delle carriere con conseguente  formazione di due distinti consigli superiori della magistratura), tra le modifiche costituzionali riconducibili alla visione del senatore Vescovi ed i quesiti referendari, rafforza in tutti noi la consapevolezza  dell’attività che saremo chiamati a svolgere con il massimo impegno nei mesi a venire, perché  finalmente questo Paese torni a credere nella Giustizia. Ciò è un atto dovuto non al PNRR, come talvolta qualcuno vorrebbe fare credere agli italiani, ma agli italiani stessi, e ad uomini come Gabriele Cagliari a difesa del quale, seppure a distanza di molti anni, la Nemesi ha ricordato di dover intervenire. Speriamo altresì che lo faccia con la massima determinazione anche a futura memoria.

Silvio Pittori

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