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Prenotare il posto in Chiesa tramite App? La tecnologia ha cambiato le nostre abitudini

Vietato arrendersi. Il coronavirus ci ha tolto la normalità, ma mai ci priverà della voglia di vivere. Ed è così che da una situazione di emergenza possono nascere opportunità, ma anche alternative che in futuro potrebbero rivelarsi vincenti. Tutto questo grazie all’aiuto della tecnologia. Lo abbiamo già sperimentato con lo smartworking. Una soluzione al lavoro in ufficio che andrebbe ancora affinata e ben regolamentata. Se non vogliamo, naturalmente, che questa esperienza sconfini in un tentativo di ridurre il carico di lavoro non avendo nessuno in casa che possa effettivamente controllare quello che stiamo facendo. O viceversa, lasciare che gli impegni aumentino per il solo fatto di poter accendere il computer in un qualunque momento e senza, peraltro, il bisogno di timbrare un cartellino per segnare la presenza.

Eppure, pare che l’innovazione tecnologica possa essere d’aiuto anche in altri settori. Contesti ben lontani dal mondo dei social media e dall’utilizzo dei dispositivi elettronici. Ed ecco che a Montale, in provincia di Pistoia, sarà possibile prenotare con una applicazione il posto in Chiesa per la messa di Natale. L’idea è del parroco don Paolo Firindelli, che grazie all’aiuto di un collaboratore, esperto in nuove tecnologie, ha saputo reinventarsi in un momento estremamente delicato. E per farlo si è affidato al mondo del digitale e dei nuovi mezzi di comunicazione. Tanto che don Paolo ha anche aperto un proprio profilo Facebook, al quale ha aggiunto anche quello della sua Parrocchia, dove sarà pubblicato il link che rimanda all’App per la prenotazione.

In realtà l’utilizzo di quei strumenti tecnologici era già stato pensato nel corso del lockdown della scorsa primavera. Quando per settimane intere anche le Chiese, così come tutte le attività commerciali, si sono trovate costrette a dover sacrificare tutte le funzioni religiose per rispettare le disposizione anti covid previste dal Governo. E già in quell’occasione, non sono stati pochi i parroci a venire incontro ai fedeli. Da quell’esperienza sono nate le messe a distanza attraverso le dirette Instagram e Facebook. Tanto che il social network di Mark Zuckerberg aveva deciso, in quella circostanza, di mettersi al servizio della comunità parrocchiale e prevedere nuovi servizi che potessero in qualche modo agevolare gli “immigrati digitali” che non avevano certo dimestichezza con l’utilizzo dei social per seguire una funzione religiosa. Esperimento riuscito se pensiamo che tante diocesi si erano organizzate, specie per la messa di Pasqua, per trasmettere online le celebrazioni liturgiche.
Insomma, la tecnologia e i social media hanno cambiato le nostre vite. Chissà se in meglio o in peggio. Hanno cambiato anche il nostro modo di comunicare e di relazionarci con le altre persone. Ma cosa resterà di queste esperienze? Come saranno le nostre vite alla fine della pandemia? Soltanto nei prossimi mesi sapremo dare risposte a queste domande. Intanto, godiamoci quel poco di quotidianità che ci è rimasta. Anche se solo virtuale.

Irma Annaloro