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VACCINI E ATTIVITA’ DI SCREENING. A CHE PUNTO E’ L’ITALIA?

Nonostante i ritardi e le polemiche sulle scarse dosi a disposizione, l’Italia, sul fronte vaccini, non è poi così indietro rispetto al resto d’Europa. Siamo il terzo Paese per numero di dosi somministrate. Stando ai dati aggiornati dal ministero della Salute, in questo momento il quantitativo consegnato ammonta a 4.692.000 con una percentuale del 76,4% di dosi effettivamente somministrate. Certo, la campagna vaccinale è stata un disastro. Questo lo sappiamo bene. E ora il Governo Draghi dovrà farsi carico di portarsi dietro un’eredità pesantissima che fa anche i contri con una crisi economica da non sottovalutare.
Pensate che l’andamento delle vaccinazioni è troppo lento. L’Italia sarebbe già in ritardo di cinque settimane. La Commissione europea ha indicato come obiettivo quello di vaccinare il 70% della popolazione entro l’estate. Il problema, però, è che per raggiungerlo dovremmo viaggiare su un ritmo di somministrazione sei volte superiore a quello attuale. Non solo. Stando ai numeri attuali, l’immunità di gregge sarebbe raggiunta solo alla fine del 2022.
Insomma, una situazione che ci fa riflettere su come è stata gestita, non solo a livello europeo ma soprattutto a livello nazionale, la campagna di vaccinazione, con un Paese, il nostro, che come sempre viaggia su più binari, tra Regioni più avanti con l’organizzazione e altre più indietro. Situazione che ha spinto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, a studiare una possibile soluzione per avviare una produzione nel nostro Paese. Nelle scorse ore, l’incontro con le case farmaceutiche e il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi. Da parte del Governo, stando ad una nota diramata alla fine del tavolo, c’è la “totale disponibilità di strumenti normativi e finanziari per raggiungere l’obiettivo della produzione vaccini in Italia”. Cosa succederà? Lo scopriremo nei prossimi giorni, probabilmente. Perché per la prossima settimana c’è in agenda un nuovo incontro in cui si verificherà “la possibilità concreta di produrre in sicurezza vaccini anti-Covid in siti in Italia. In particolare, sarà necessario appurare l’individuazione di tutte le componenti produttive compatibili con la realizzazione di vaccini e verificare un orizzonte temporale congruo con le esigenze del Paese per superare la fase pandemica”.
E intanto, le attività di screening con i tamponi vanno avanti. Anche se, bisogna dirlo, le differenze tra Regioni sono piuttosto evidenti. Specie quando si parla dei tamponi effettuati in farmacia. Non tutte hanno aderito. Anzi, a dire il vero, proprio le Regioni in cui i numeri sui contagi erano più preoccupanti, sembra che si trovino in una situazione alquanto discutibile. Per esempio, volendo esaminare la questione tamponi da effettuare in farmacia, variano i costi ma cambiano anche le percentuali di strutture che hanno aderito. Percentuali troppo basse in Regioni come la Lombardia, dove tra l’altro non risulta esserci nemmeno un elenco di farmacia a cui è possibile rivolgersi. Insomma, qualcosa andrebbe modificata se vogliamo rendere più gestibile ed efficace l’attività di screening.
Irma Annaloro

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