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LO SPORT AI TEMPI DELLA PANDEMIA

Il famoso detto: “Mens sana in corpore sano” non è poi così facilmente applicabile in tempi di pandemia. A meno, dunque, che la persona non abbia la possibilità di avere spazi ed attrezzature adeguate in casa, diventa difficile, nell’era del Covid-19, mantenersi in piena forma. Infatti, le palestre sono state ermeticamente chiuse dall’ultimo Dpcm e quindi i tanti frequentatori si ritrovano senza avere un preciso punto di riferimento per i propri quotidiani allenamenti. Ci sarebbe da discutere sul fatto che queste strutture siano effettivamente luoghi di trasmissione del virus, ma vogliamo evitare polemiche che, allo stato attuale, sarebbero sterili, anche se, magari, non del tutto prive di fondamento.

Insomma, anche lo sport, specialmente quello amatoriale e dilettantistico, è fortemente penalizzato dal Coronavirus, tanto che moltissimi campionati non sono neanche partiti, venendo continuamente rinviata la data d’avvio dell’attività agonistica. Chi regge, almeno al momento, sono il calcio di un certo livello, al pari, ad esempio, dei campionati maggiori di basket e pallavolo, anche se queste in queste discipline si registrano con sempre più frequenza rinvii di gare, causa positività di qualche atleta. Come detto, il campionato di calcio di Serie A, è forse quello, che, ad oggi, sta proseguendo in maniera piuttosto lineare, per la gioia di tanti tifosi che, ormai, si sono abituati al fatto di poter assistere alle partite, esclusivamente da casa, visto che è stata pure soppressa la possibilità che mille fortunati spettatori potessero ugualmente assistere dalla tribuna alle gesta dei loro beniamini. Il calcio, specialmente quello di Serie A, è risaputo, essere un vero e proprio business e quindi si sta facendo di tutto per far proseguire una seppur anomala stagione agonistica. Tornando alle vituperate palestre, ci mettiamo nei panni dei gestori che, in questi mesi, hanno fatto investimenti mirati ed onerosi per garantire la massima sicurezza, riducendo il numero di presenze ai corsi e che, nonostante l’applicazione dei più, si ritrovano nuovamente con gli ingressi sbarrati. Tanti giovani, poi, non possono praticare il loro sport preferito e questo comporterà anche, alla lunga, problemi di carattere psicologico ed in alcuni casi, pure di salute, visto che fare attività sportiva è spesso consigliato dagli stessi medici. Non possono giocoforza lavorare anche i personal trainer, la maggiorparte dei quali, ovviamente, si appoggia, per gli allenamenti personalizzati, alle citate palestre; qualcuno, magari, si reca a domicilio dalla persona interessata, ma certamente non è la stessa cosa, rispetto all’attività che si svolgeva, solitamente, in specifici luoghi deputati allo sport. Meno male che ci resta la possibilità di fare delle lunghe passeggiate, correre nei parchi, o andare in bicicletta, scongiurando così la malaugurata ipotesi di diventare, “grazie” a questo maledetto virus, pure tutti obesi…

Maurizio Filippini