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Immigrazione e Covid-19. Il rispetto e la reciprocità

Credo che la disamina sull’immigrazione, pur nella sua complessità, sia molto più semplice di quanto si pensi.

Fino da fine ottobre il virus girava per il mondo. La sua gravità avrebbe dovuto essere chiara a tutti fino da subito.

Quando mai dalla Cina sono uscite notizie che palesavano intere città “chiuse” con indicazioni numeriche afferenti malati, morti e contagiati, seppure certamente ridotte dal governo cinese.

Già quelle notizie avrebbero dovuto allertare tutti atteso che in tutto il mondo , Firenze compresa, le comunità cinesi sono da sempre autonome, impenetrabili e generalmente anche poco collaborative. Ora, vi sembra verosimile che a Firenze e a Prato, in ospedale non si sia presentato nessun cinese contagiato? Oppure in qualche capannone apparentemente abbandonato ce ne sono stati  centinaia curati da infermieri improvvisati e certamente non altamente qualificati quali i nostri. Solo a me è balenata in testa questa ipotesi?. La loro Immigrazione è spesso  incontrollata . Dove finiscono i loro morti, da venti anni a questa parte? Possibile che poco prima di morire rientrino in Patria? Nessuno su questo ha mai fatto chiarezza e quello che è peggio, forse nessuno se ne è mai occupato. Fino a poco tempo fa chi faceva affermazioni come queste veniva tacciato di “razzismo”. Oggi nessuno dice niente. Tutti ci prendono a calci perché ormai da troppo tempo, la nostra politica ha privilegiato l’apparire all’essere. Perché abbiamo svenduto in contanti il nostro patrimonio tessile senza mantenerne la storia ed il patrimonio professionale . Siamo alla mercé di musulmani senza scrupoli tipo Erdogan, che qualche “benpensante” voleva portare in Europa. Ci mancava solo lui…. un uomo che permette di trattare le Donne come schiave, che esclude l’amore tra persone dello stesso sesso fino a ghettizzarle, che soffoca con la violenza qualunque tentativo di instaurazione di democrazia e qualunque tentativo di “ribellione del pensiero” (pensate alla libertà di stampa) fino all’ultima trovata non adeguatamente contrastata da alcuno, Vaticano compreso: La trasformazione della basilica di Santa Sofia,  per secoli un simbolo della cristianità e addirittura per circa sessanta anni sede papale, in moschea con tanto di inaugurazione formale in occasione della quale l’imam Ali Erbas, accompagnato proprio dal Presidente  Erdogan, ha raggiunto il pulpito  impugnando l’elsa di una spada ottomana, come a dire: se volete un’altra guerra Santa, noi siamo pronti. Ho alcuni amici tra i cinesi ed i musulmani ed uno di loro lo è diventato dopo uno scontro culturale; si tratta del padre di un ragazzino il quale, tre anni fa, mi voleva far togliere il crocifisso dall’aula del figlio ed a cui dissi: “Lo farò il giorno che potrò venire nel tuo paese e pregare pubblicamente il mio Dio, dopo aver appeso il crocifisso in un luogo aperto al pubblico”.

I miei genitori mi hanno Insegnato il rispetto, il dialogo, il  senso del limite ma anche la reciprocità. Credo siano regole basilari per non soccombere di fronte ad una becera stupidità e ad una violenza verbale latenti. Oggi chi è più violento , anche solo a parole, ha ragione. In tutte le trasmissioni televisive ci si parla addosso. Mentre uno espone un concetto,  alcuni degli altri presenti eccepiscono scuotendo la testa, alzando la voce ed evitando ai telespettatori di comprendere quale sia il concetto di base che voleva esprimere.

“Attento a parlare male dell’Islam” , rischi che ti facciano un attentato. Vi ricordate Andy Luotto? Dovette lasciare di corsa lo spettacolo “Quelli della Notte” di Renzo Arbore.  Era il 1985 e non c’erano ancora stati gli attentati alle “torri gemelle” ed il Bataclan

Oggi le cose sono un po’ cambiate. “Attento a parlare male dei cinesi” si dice,  detengono almeno il 2%  del debito pubblico nazionale (magari acquistato anche con i miliardi di lire evasi negli anni in Italia e portati in Cina dalla Triade), ed oltre il 17% del debito pubblico degli stati uniti.

“Attento agli Immigrati o ai clandestini che arrivano in Italia”, sono obbligati a spacciare una volta venuti in Italia perché nessuno gli dà da mangiare o gli dà lavoro e soprattutto non hanno niente da perdere.

Insomma dobbiamo sempre stare attinti a qualcosa o a qualcuno.

Allora come d’incanto il mio pensiero è andato ai nostri sottoboschi da pulire, ai margini delle strade ed i giardini pubblici così poco curati, ai tanti immobili pubblici da restaurare o manutenere, ai tanti anziani soli in casa, spesso non autosufficienti.

Allora una semplice riflessione, in un paese liberale ed  “iperdemocratico”  quale dice di essere il nostro, non sarebbe stato il momento di dire: “ vieni in Italia perché scappi dalla guerra? Perché tuo figlio rischia di morire? Benissimo mantieni la tua religione,  ma lavori a favore della comunità che ti riceve imparando, magari, qualche lavoro utile. Ti insegniamo a lavorare a livello professionale con tanto di rilascio di attestato,  a tagliare i cespugli ed a potare i rami degli alberi, a pulire le strade ed i giardini pubblici, a fare il muratore, l’elettricista , l’idraulico e se eri un docente,  ad insegnare ai tuoi connazionali le vostre e le nostre regole e tradizioni (sia culturali che religiose), l’obbligo di rispettarle nel segno della “reciprocità” per una normale convivenza civile. Così se avevano una professione nel proprio Paese, verranno verificate possibilità di acquisizione di quella attività professionale.

Ti insegniamo l’italiano e ti garantiamo l’accesso al servizio sanitario.

Queste le condizioni essenziali perché l’espatriato possa essere accettato dalla comunità italiana, temporaneamente o se ce ne saranno le condizioni anche in via definitiva.

Se non accetti questo condizioni, che ritengo evidenzino l’esigenza di “dignità” e di rispetto cui l’uomo deve tendere, ti ospitiamo  per il tempo necessario a curare le ferite fisiche e ti avviamo verso un percorso, ove necessario, di cure  “psicologiche”,  ma poi  te ne esci dal territorio nazionale italiano, perché c’è posto per chi non è disponibile a collaborare. La sintesi filosofica è: aiutami ad aiutarti. Se sei in buona fede non puoi non accettare questa ipotesi di collaborazione, magari temporanea,  che ti viene proposta. Ovviamente su base volontaria. Noi proponiamo e tu decidi se accettare oppure no. Verrà stilato un CV e professionale del singolo soggetto per proporre, alla stregua  di quanto viene fatto per il “reddito di cittadinanza” a favore dei cittadini italiani, opportunità di lavoro anche a tempo determinato.

Quello che colpisce è che,  come d’incanto, i poveri “migranti” che approdano in Sicilia, in Puglia ed i Calabria, i profughi, i naufraghi che prima di partire subiscono torture, amputazioni, violenze, stupri, espropriazioni arbitrarie di denaro e di qualunque altre cosa di valore uno possegga, persone cui sono negati anche i più basilari diritti, cui viene calpestata la dignità da parte di loro fratelli musulmani divenuti carcerieri, dopo pochi giorni che arrivano in Italia, diventano cultori del diritto, parlano di diritto (e mai di doveri) e a volte anche prima degli accertamenti sulla loro reale identità, spariscono per poi comparire a distanza di pochi giorni nelle principali piazze si spaccio nel nord Italia, senza aver fatto tampone, senza mascherine ma con l’immancabile smartphone di ultima generazione dotati di cuffia. Già dimenticati soprusi e già rimarginate le ferite? Visto con quale agilità, presunti moribondi, dopo giorni in mezza al mare senza cibo ne acqua hanno scavalcato le recinzioni del CARA di Porto Empedocle per fuggire dai controlli COVID19?  Vittime designate o futuri “martiri”? Vi ricordate L’attentatore di Berlino Anis Amri ucciso dalla Polizia a Sesto San Giovanni l’anti vigilia di Natale del 2016, durante una operazione di controllo del territorio? Perché dopo la strage dove hanno perso la vita 12 persone e ben 56 sono rimaste gravemente ferite in un mercatino di Natale, da Berlino a Milano in treno?

A proposito di ferite, però, è importante ribadire questi semplici concetti sui quali pochi si soffermano: come si può non evidenziare come queste siano inferte da musulmani come loro, i cosiddetti  “fratelli”, in  campi di sterminio presenti sulle coste della Libia, che nessun “drone” riesce a trovare (tanto sono grandi) e nessun  UNHCR (l’organismo dell’ONU che si occupa dei Rifugiati – quello che nel 2018 attraverso l’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, aveva preannunciato un’ispezione in Italia per verificare lo stato di accoglienza degli Immigrati e dei Rom) riesce ad ispezionare,   tanta è la paura che chi gestisce quei campi incute nel personale civile dell’ONU, divenuto oggi uno dei tanti enti inutili che direttamente o indirettamente ci costano qualche miliardo di euro l’anno.

Il segnale deve essere forte e chiaro: non puoi stare sul nostro territorio a non fare niente o a delinquere. Diamo a tutti un opportunità, in attesa di capire quale sia l’obiettivo che il singolo “espatriato” voglia raggiungere e quali siano le reali possibilità che ciò avvenga.  Raggiungere la famiglia d’origine trasferita in quale paese estero? Iniziare un nuovo percorso di vita nella legalità? Passare dall’Italia solo per raggiungere la “terra promessa” magari in qualche paese del nord Europa?. Garantiamo loro di sfamarli e curarli. Valutiamo i loro desiderata e collaboriamo per il tempo che staranno sul territorio italiano. Se non è così e se chi arriva  pensa di poter fare quello che gli  pare tanto ”siamo in Italia”, allora deve rivedere i suoi progetti e farlo velocemente perché in Italia dopo massimo di sei mesi dall’arrivo se non accetti le condizioni dettate dalla norma e non hai iniziato un percorso monitorato di integrazione, devi andartene.

Abbiamo i nostri poveri da tutelare, i nostri malati da curare, io nostri figli da aiutare ed i nostri nipoti da crescere . Abbiamo i nostri problemi da risolvere . Se non riusciamo a risolvere i nostri problemi non potremo mai aiutarti a risolvere i tuoi.

Tutto questo mi sembra normale. Vieni a casa mia perché hai dei Problemi . Ti aiuto, ti sfamo, ti curo, ti rivesto ma devi rispettare le mie regole e i miei costumi.

Se il tuo Dio ti permette di trattare le donne come animali da soma (e nessuno dice niente), di identificare chi si ama, a prescindere dal sesso, come animali da abbattere e “curare” indottrinandoli  se non credono nel tuo Dio , di uccidere chi   non ha il tuo credo con attentati  vigliacchi e colpi di machete o piccone  in centro di Milano, non sei un Uomo ed il tuo non è un Dio.

Allora mi incupisco,  perché  il razzista vero sei tu!

Quindi ti sfamo e ti curo perché a differenza del tuo, questo dice di fare  il mio Dio (non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te), ma poi te ne vai per la tua strada e senza ripensamenti,  perché evidentemente non sei adatto a condividere il nostro Mondo.

Forti della nostra cultura basata su criteri essenziali come la libertà ed il  rispetto, come la solidarietà e la disponibilità, che diamo troppo spesso per scontati nel rapporto con gli altri, non pensiamo al suo valore fondante: la reciprocità.

Mahatma Gandhi diceva: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”.

Oggi, anche tutti coloro che fino a ieri si erano detti “amici”, dopo averci ignorato e deriso, ci stanno combattendo (vedi anche recentemente i cosiddetti paesi frugali che campano operando alla tregua di altri paesi  denominati “paradisi fiscali” contro i quali nessuno alza il tono della voce dalla Germania alla Francia, perché gran parte delle loro principali Aziende o aziende comunque da queste controllate hanno “esportato” la propria sede legale per ottenere enormi vantaggi fiscali), ora non ci resta che provare a vincere.

Concludo questa mia riflessione, con una splendida pagina di Oriana Fallaci:

No, no: la mia Italia è un’Italia ideale. È l’Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congedata dall’Esercito Italiano-Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto. E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade. Perché, che a invaderla siano i francesi di Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i compari di Usama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem.

Col che ti saluto affettuosamente, caro il mio Ferruccio, e t’avverto: non chiedermi più nulla. Meno che mai, di partecipare a risse o a polemiche vane. Quello che avevo da dire l’ho detto. La rabbia e l’orgoglio me l’hanno ordinato. La coscienza pulita e l’età me l’hanno consentito. Ma ora devo rimettermi a lavorare, non voglio essere disturbata. Punto e basta.”