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La legge sull’oblio oncologico restituisce la dignità a milioni di cittadini

Per un lungo periodo, chi ha affrontato e superato la lotta contro il cancro ha dovuto fare i conti con una sfida spesso sottovalutata: la possibilità di accedere ai servizi assicurativi e finanziari. La stipula di polizze o prestiti, infatti, ha sempre previsto la preventiva raccolta di dettagliate informazioni sullo stato di salute del contraente. Una risposta affermativa circa l’eventuale sottoposizione a cure oncologiche in passato, anche laddove la guarigione fosse ormai consolidata, comporta tipicamente un aumento delle tariffe assicurative o dei costi finanziari, e talvolta persino il rifiuto totale di copertura o prestito. Tutto questo sta per cambiare grazie a una nuova legge che mira a cancellare questa disparità.

La normativa in fase di approvazione nel nostro Paese (già adottata in diversi altri come Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Romania) è il risultato soprattutto degli sforzi dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e della Fondazione AIOM, che hanno condotto una importante campagna di sensibilizzazione presso le istituzioni negli ultimi due anni (tramite l’iniziativa #iononsonoilmiotumore). Questo provvedimento, approvato con una schiacciante maggioranza di 281 voti favorevoli alla Camera dei Deputati e attualmente in attesa di approvazione al Senato, introduce il concetto di “oblio oncologico” per coloro che hanno vinto la loro battaglia contro il cancro, allo scopo di garantire un trattamento equo rispetto ai loro concittadini, specialmente in termini di accesso ai servizi assicurativi e finanziari, ma anche in contesti diversi, come le procedure adottive.

In pratica, la nuova legge consentirà ai cittadini che hanno concluso con successo il loro percorso di trattamento oncologico di accedere a una serie di servizi che in passato potevano essere loro preclusi soltanto per la loro storia clinica.

Il provvedimento è suddiviso in cinque articoli. L’articolo 1 stabilisce l’obiettivo e le finalità della legge, basate sui principi di parità di trattamento, non discriminazione e tutela della privacy. Si afferma che “Nel contesto della stipula o rinnovo di contratti relativi a servizi bancari, finanziari, di investimento e assicurativi, non è permesso richiedere informazioni sulla salute della persona fisica contraente riguardanti patologie oncologiche di cui sia stata affetta in passato, a condizione che il trattamento attivo sia concluso da oltre dieci anni e non vi siano recidive”.

Tali informazioni “non possono essere ottenute da fonti diverse dal contraente e, anche se l’operatore o l’intermediario le possiedono, non possono influire sulle condizioni contrattuali”. L’articolo 2 introduce il concetto di “oblio oncologico”, stabilendo che le persone guarite non sono tenute a fornire informazioni o a essere sottoposte a indagini sulla loro precedente condizione patologica nei casi contemplati dalla legge.

Gli articoli 3 e 4 specificano nel dettaglio le condizioni per l’applicazione di questo diritto nei settori bancario, finanziario e assicurativo, affermando che non è possibile richiedere informazioni sulla salute relative a patologie oncologiche passate più di dieci anni dalla fine del trattamento terapeutico, ridotto a cinque anni nel caso in cui la patologia sia emersa prima del ventunesimo anno di età.

Inoltre, l’articolo 3 modifica le norme sulla protezione dei dati personali per quanto riguarda le adozioni, stabilendo i limiti delle indagini sulla salute per coloro che intendono adottare un minore e prevenendo che un passato di trattamenti oncologici possa costituire un ostacolo a questa possibilità. L’articolo 4 estende il concetto di “oblio oncologico” all’accesso alle procedure concorsuali, vietando la richiesta di informazioni sulla salute relative a patologie oncologiche passate più di dieci anni dalla fine del trattamento terapeutico.

Infine, l’articolo 5 stabilisce che il Ministro della Salute è responsabile di definire le patologie oncologiche a cui possono applicarsi termini inferiori. Inoltre, il Garante per la protezione dei dati personali ha il compito di supervisionare l’applicazione di queste nuove disposizioni.

La legge sul “diritto all’oblio oncologico” rappresenta senza dubbio un passo avanti verso la creazione di una società più inclusiva e rispettosa, specie nei riguardi di quei cittadini che, per aver affrontato e superato una fase così delicata della propria vita come la battaglia contro un tumore, meritano senz’altro ammirazione e stima, e non certo di essere ostacolati nell’usufruire dei servizi dei quali possano necessitare.

Massimo Quezel

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