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Istruzione e cultura: le basi della nuova Italia

Il lockdown in Italia è stato più serrato che in altri Paesi, e ha messo a nudo molti punti deboli del nostro sistema scolastico e culturale, a partire dall’inadeguatezza logistica e strutturale di troppi edifici scolastici fino ad arrivare alle notevoli difficoltà, vissute tanto dai docenti quanto dagli studenti, ad utilizzare le varie forme di didattica a distanza.

Per poter ripartire il 14 settembre, tutte le scuole d’Italia stanno affrontando notevoli difficoltà per raggiungere quell’adeguamento funzionale delle aule che viene richiesto: poter garantire due metri quadrati di superficie ad ogni alunno, infatti, non sempre è cosa fattibile, soprattutto se consideriamo che spesso le scuole sono accolte in edifici storici o in strutture nate per scopi diversi e per questo cronicamente sovraffollate.

Anche il mondo della cultura ha risentito notevolmente dell’impatto che la pandemia ha avuto in Italia e nel mondo: siti archeologici, aree monumentali e musei richiedono ai visitatori che vogliono “godere” del patrimonio culturale del nostro paese di recarsi personalmente in Italia.

La chiusura forzata ha quindi costretto “gli operatori” dell’istruzione e della cultura a sperimentare velocemente nuove strategie di comunicazione e a padroneggiare nel minor tempo possibile piattaforme digitali, mezzi interattivi e social.

Se ben strutturate, proposte ed utilizzate con intelligenza, queste nuove forme di “fare” istruzione e cultura possono rappresentare il futuro, divenire le basi della nuova Italia.
Dalle visite virtuali ai musei, alle lezioni a distanza, passando per gli esami in videoconferenza, il futuro dell’istruzione e della cultura italiana passa per le nuove tecnologie e la conoscenza delle lingue straniere. In questo scenario si rende quindi sempre più necessaria, se non indispensabile, la presenza nelle scuole di aule multimediali attrezzate di computer, cuffie e software dedicati anche, ma non solo, alla traduzione simultanea.

Il futuro dell’istruzione in Italia deve sì proiettarsi verso le nuove tecnologie, ma deve farlo tenendo sempre ben saldo lo sguardo al passato, alla storia, alle tradizioni.
Sì, perché il progressivo impoverimento civico e sociale che affligge i nostri bambini e giovani già da anni, male si sposa con la futura necessità di utilizzare sempre più le forme di didattica a distanza. Forme che richiedono una sorta di “onestà” morale da parte degli studenti, che potrebbero falsare i risultati di interrogazioni o di esami ricorrendo a scorciatoie come appunti opportunamente posizionati, testi copiati e incollati, e via dicendo.
E non solo: sempre più, nella vita quotidiana, assistiamo ad una dilagante e preoccupante mancanza, nei più giovani ma non solo, di senso civico: quel “sapersi comportare” che era di fondamentale importanza nel passato, e che nei recenti tempi moderni si è purtroppo perso tra i ragazzi che non cedono il posto a sedere sul bus a donne visbilmente incinte o ad anziani, o tra gli adulti che continuano a gettare immondizia per strada o a non raccogliere le deiezioni che i loro animali lasciano sul marciapiede. Dobbiamo quindi ricominciare ad educare i nostri bambini e ragazzi, e dobbiamo farlo in famiglia ma anche sui banchi di scuola.
La pandemia ci ha forzatamente insegnato a lavarci spesso le mani e a metterci in fila, ma ovviamente questo non basta.
Ecco quindi che si rende sempre più necessaria la reintroduzione di una nuova “Educazione civica” a scuola, che insegni ai ragazzi non solo l’educazione “sociale”, cioè a sapersi comportare in quanto componenti di una società, ma anche a sapersi comportare nella loro vita di cittadini. Una Educazione civica che insegni quindi, non solo le regole della buona educazione, chiamiamolo “bon ton moderno”, ma che spieghi loro le leggi che spesso vìolano inconsapevomente: imbrattare un muro, danneggiare o sporcare il bene pubblico, non rispettare la privacy altrui pubblicando, per esempio, fotografie sui social sono tutti comportamenti che spesso i giovani tengono senza nemmeno essere consapevoli appieno delle loro azioni e delle conseguenze che queste hanno.
Fare istruzione e cultura in Italia si può e si deve. Ma si può e si deve farlo tenendo in buona considerazione la nuova tendenza ad utilizzare tecnologie e mezzi di comunicazione, in modo da poter raggiungere un perfetto equilibrio tra passato e futuro.

Giorgio Fiorenza