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31/10/2020 — STALKING NORMATIVO

Stalking del Diritto: mai si era visto un tale scempio del diritto! Secoli di cultura giuridica, di dottrina e giureconsulti, giurisprudenza e studio analitico della semantica e della terminologia normativa, cancellati, umiliati, vilipesi.

La certezza del diritto è alla base dello Stato di diritto e del diritto stesso: il cittadino deve sapere che un certo trancio della propria esistenza è regolato da una o più norme, chiare, intellegibili, costruite in modo da essere comprese da chiunque, nessuno escluso. Il cittadino deve poter contare sulla durevolezza di una disposizione, sapere che una propria condotta sarà disciplinata in una certa maniera per un periodo di tempo più o meno lungo. Questa certezza deve valere a maggior ragione se le prescrizioni ineriscono ad attività economiche, commerciali ed imprenditoriali. In questi settori gli operatori investono capitali sul medio e lungo termine e la certezza del diritto assume una valenza portentosamente pecuniaria.  La certezza non è solo nella durata della norma e nel poter contare su di essa per un non breve lasso di tempo, ma anche sulla incontestabilità di diritti, obblighi e sanzioni. Come detto in un precedente articolo, la tecnica legislativa non è un insieme di fredde regole insensibili alla vita delle persone ma precetti che, a seconda della loro formulazione, vincolano, obbligano, consentono, facoltizzano, vietano comportamenti.

Entriamo ora nell’Antinferno del diritto.

Tre DPCM in dieci giorni!

Atteso che i Decreti del Presidente del Consiglio non sono fonti legislative ma atti amministrativi impugnabili al Tar del Lazio, anch’essi gravitano nell’orbita della certezza del diritto, in quanto i destinatari devono avere esattamente contezza del perimetro entro il quale la loro azione è lecita, a maggior ragione se operano nel mercato.

Misure afferenti alla gestione di ogni tipo di attività economica cambiate una media di quattro giorni, obbligando i “negozianti”(locuzione nella sua accezione più ampia) a riprogrammare ogni volta il lavoro, verificando, fra l’altro, se “tenere o meno” i propri dipendenti e se e quali forniture rinnovare, con tutto ciò che comporta a monte e a valle in primo luogo a livello occupazionale.

Gli effetti di qualsivoglia norma hanno bisogno di un necessario arco di tempo per svilupparsi e consolidarsi, per meglio capire se occorre aggiustare il tiro o meno.  L’affastellamento di dettami che mutano, anche radicalmente, dopo pochi giorni e, ancora, dopo qualche giorno, lasciando dubbi ai cittadini che l’ultimo provvedimento potrebbe non essere tale, potendone sopraggiungere un ulteriore. La certezza del diritto così viene gettata nelle sabbie mobili; l’economia –  che si nutre di aspettative, pianificazione e dati stabili per almeno un certo periodo – devastata.

Cittadini mobbizzati e stalkerizzati ogni piè sospinto, che non si sentono più “proprietari” di quei diritti e di quelle libertà che la Costituzione dal 1948 garantisce loro. La percezione di molti è che l’habeas corpus sia stato relativizzato e che in ogni momento un nuovo DPCM possa negare libertà e diritti basilari: un vero stalking normativo!

L’immissione nel mondo del fantasy giuridico è la comparsa della “raccomandazione” in un DPCM, espressione sconosciuta nel diritto la cui consistenza non è dato sapere, tranne evocare i richiami dei genitori quando si usciva di casa a sedici anni.

Un comportamento o è proibito o è consentito e la peculiarità distopica si intravede proprio nel fatto che “le forti raccomandazioni” penetrano nell’intimità più profonda di una persona, ossia nel cuore pulsante da cui tutto promana per cerchi concentrici: l’individuo nella sua casa, nella sua famiglia e fra gli affetti parentali e amicali.

Non è tempo di infingimenti! Ogni dittatura che si rispetti poggia i suoi piedi su due basamenti: la paura insufflata come verità autentica e assoluta a tutte le ore e i colpi di machete sulle regole elementari del diritto.

La storia, pare, non sia maestra di vita.

Forse l’unica e indiscussa norma che sta governando il nostro ordinamento in questo momento è la paura, norma unica e sovrana che come un bulldozer sta travolgendo tutto, a partire dalla Costituzione.

Prof. Fabrizio Giulimondi