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7/04/2023 — 41bis e Cospito: mafia e anarchici a braccetto

Mentre dalla Francia rifiutano la richiesta di estradizione per i 10 ex terroristi italiani di estrema sinistra, gli “anarchici” esultano e manifestano per l’uscita di Alfredo Cospito dal 41 bis, cogliendo così l’occasione per RINNOVARE la loro posizione contro l’articolo 41 bis che fu tanto voluto da Falcone e che fu rivisto dopo la strage di Capaci, in cui perse la vita insieme a sua moglie e alla scorta. Il regime detentivo del 41bis è anche detto “carcere duro” dal momento che prevede molte restrizioni e una serie di limitazioni, fra cui anche quelle dei colloqui con i familiari.

In realtà però quello che a me salta all’occhio nel dibattito acceso in questo periodo è la battaglia degli anarchici al fianco dei mafiosi. Il 41 bis è solitamente applicato nei reati che prevedono “organizzazioni criminali” o “associazione per delinquere”, fra cui appunto anche (e soprattutto) quelle di stampo mafioso.

A me salta all’occhio non perché mi stupisca (ho sempre dubitato che fossero molto “amici”), ma perché in molti tacciono la loro vicinanza di pensiero e di barricata e perché qualcuno invece si stupisce come se non sapesse che sono già tanti anni che gli individui che tuttora si definiscono “anarchici” (tra virgolette perché in realtà l’anarchia si poggia su valori e ideali che sono abbastanza lontani dai soggetti italiani che si definiscono tali) si “avvicinano” a questo tema e a quella che fu una delle richieste di “Riina”, ovvero l’abolizione del 41bis. Lo fanno con Comitati come ad esempio “Rete Evasioni” o con “circoli o centri occupati” abusivamente, per citarne uno, “Il Campetto Occupato” di Giulianova (TE) e altri, ora sgomberati, per la maggior parte, fortunatamente. Da anni si mobilitano e sensibilizzano con incontri, dibattiti, manifestazioni, sia davanti alle carceri (di Rebibbia, in particolare) sia nei loro circuiti, contro il carcere e contro il 41bis, come armi e strumenti di repressione da parte dello Stato.

E ora, con Cospito detenuto, gli “anarchici” minacciano “azioni” qualora venisse aggredito o perdesse la vita in carcere, facendone così il baluardo della nuova frontiera anarco-mafiosa-insurrezionalista 41bis. Sicuramente torture o aggressioni o, peggio ancora, morti in carcere non sono da augurare a nessuno. Ma altrettanto sicuramente, senza entrare nel merito della pena e dei reati di ogni singolo detenuto in regime di 41bis, anarchici o mafiosi che siano, altrettanto sicuramente non sono innocenti. Perché voler cambiare una legge che tutela i cittadini da pericolosi esponenti della criminalità organizzata (mafiosi appunto, per la maggior parte), per di più siglata col sangue del giudice Falcone, assassinato brutalmente insieme ad altri innocenti? Qual è l’ideale che li muove? Il carcere come istituzione totale di cui parlava Foucault? Il carcere come arma di repressione? È un po’ poco oggi, nel 2023, dopo che tutte queste persone sono state condannate per reati veri e di sangue, per lo più.

Non sono mica reati politici o ideologici! Certo, il carcere è difficile che sia educativo, soprattutto per gente simile, ma almeno è “tutelativo” per i cittadini che usano il dialogo e non la violenza, e per quelli che forse li hanno denunciati o hanno testimoniato contro o ne sono stati vittime.

Quelli in regime di 41bis sono delinquenti che hanno violato pesantemente la legge e nuociuto con violenza ad altri individui. Perché non dovrebbero rispondere dei loro reati? Perché lo Stato e la legge dovrebbero riconoscere loro degli sconti o delle agevolazioni? Perché tutto questo manifestare al fianco dei mafiosi contro il 41bis?

Gessica Di Giacomo

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