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Ciampolillo un nome e un programma: ma non certo di Governo. Quello non c’è, ma lui non lo sa e non gli è dato sapere.

Alfonso Ciampolillo.  Alzi la mano in Italia chi conosceva costui prima che in settimana, per la striminzita soglia di 156 voti il suo contributo al foto finish permettesse  all’ Avvocato di Volturara Appula di ottenere anche al Senato la sua  striminzita e raccogliticcia maggioranza. 

Eppure non sarebbe la prima volta che l’ anonimo impiegato di periferia, animalista e vegano, eletto senatore (si senatore) per le imperscrutabili vie del voto, tra mancati rimborsi ed altro, abbia fatto parlare di se, vuoi per le mascherine giudicate inutili,  vuoi ancora per le sue pedanti battaglie volte a legalizzare la Cannabis da egli addirittura ritenuta la migliore terapia ed antidoto possibile al coronavirus, tanto da scrivere in questo senso a quell’ altro luminare della scienza Roberto Speranza, Ministro (si ministro) della Salute.

Eppure è questa la fotografia di quella politica, con la p minuscola come scrive Silvio Pittori in queste pagine virtuali, con cui oggi ci dobbiamo necessariamente confrontare. Quella politica troppo intenta come il capitano Schettino a salvare più se stessa piuttosto che salvare il Paese ma non tornando  a bordo, quanto piuttosto possibilmente scendendo.

Non che il trasformismo sia un fenomeno del tutto nuovo, anzi è da sempre stato nel DNA della politica italiana sin dai suoi primi passi, accompagnandola poi successivamente in tutte le sue innumerevoli crisi al buio che hanno contraddistinto la nostra storia repubblicana dal secondo dopoguerra in poi.

Purtroppo non conoscere la storia significa condannarsi al destino di ripeterne inevitabilmente gli errori. Era il 1873 quando la destra storica, che pure, soprattutto grazie a Quintino Sella, aveva raggiunto il famigerato pareggio di bilancio sia pure con una impopolare politica di lacrime e sangue, proprio su questo traguardo cadde sia pure complice i famigerati gabinetti Rudinì – Pelloux (Bava Beccaris).

Eppure di questa Destra, erede del pensiero monarchico e moderato del Cavour, rappresentativa della aristocrazia e della borghesia commerciale e finanziaria, erano indubbi i successi conseguiti: sia pure tra i tanti problemi economici, la necessità di completare l’ unità d’ Italia (Roma e Venezia), la necessità di riorganizzare lo Stato, la sua legislazione, lo sviluppo delle vie di comunicazione (il traforo del Frejus), la repressione del brigantaggio ed altro, aveva messo i conti in ordine.

Ed in ordine li consegnò nel novembre del 1876 all’ avvento della sinistra rappresentativa dei ceti medi con De Pretis, Crispi, Cairoli, Zanardelli ecc., che diede appunto l’ avvio alla stagione dei trasformismi parlamentari, laddove regalie, poltrone ed incarichi a deputati o senatori di questo o quel gruppo di opposizione, servivano di volta in volta a fare da stampella al Governo per riuscire a far approvare le sue tante leggi  con le quali lo Stato finì ben presto per indebitarsi e condannarsi a quel deficit strutturale di sempre.

Nihil sub sole novi……nulla di cui scandalizzarsi quindi, se non fosse il fatto che questa volta ci siamo superati e a questo fenomeno non nuovo abbiamo da oggi scritto aspetti peculiari del tutto nuovi.

Se la sopravvivenza politica è da sempre stato il personale obbiettivo dei vari attori che si sono susseguiti nel tempo non si può tuttavia dire che, condiviso o meno, vi sia sempre stato in fondo un preciso disegno o visione di massima, sia pure piegata ad interessi personali o di partito.

Emblematico, e lo ricordo personalmente troppo bene, a Pesaro, era l’ ultima festa dell’ Amicizia,  quando un imperturbabile Andreotti si trovò a tavola di fronte ad un rampante Badaloni allora candidato alla regione Lazio che lo accusava senza mezzi termini che “loro” avevano finora solo mangiato, e che era giunta finalmente l’ ora di dare spazio al  nuovo che lui si sentiva di rappresentare. Seguì una piccola pausa di silenzio a seguito della quale lo stesso Andreotti, dopo aver interrotto di sorseggiare la sua scodella di minestra, si limitò glaciale a rispondergli che  era sostanzialmente vero…..ma, aggiunse,  era anche vero che “noi sapevamo stare a tavola e non siamo mai stati ingordi”. Lui rimase silenzioso….poi sappiamo come andarono le sue fallimentari elezioni e sappiamo pure cosa venne poi tra affair gladio, tangentopoli e quant’ altro spazzò via la Prima Repubblica.

Ad oggi invece questa visione molto semplicemente non c’ è,  e tutto rimane  contrassegnato da un qualunquismo e da un relativismo senza futuro in una società mai così divisa e spaccata su tutto, senza speranza senza più ideali e sempre più annoiata e disgustata dalla politica di cui i giovani non parlano più essendo sempre più isolati nel loro virtuale a scapito della vita reale. Una società liquida ebbe a definirla Zygmunt Bauman ove dalal rete abbiamo molto da guadagnare, ma anche assai molto da perdere.

E’ così che la squallida e disgustosa sceneggiata, senza più nemmeno il pudore di nascondere il mercato delle vacche a cui abbiamo assistito,  è andata in onda a condire l’ ora di cena degli italiani.

Ma come dicevo questa volta c’è un non da tutti avvertito salto di qualità: un vero e proprio quid pluris che consegnerà questo Governo, tra quelli peggiori siano mai esistiti nella storia d’ Italia dal 1861 ad oggi: si sono auto proclamati responsabili ossia i soli possibili salvatori del Paese.

Ora, come dire, sopravvivenza e trasformismo non sono fenomeni nuovi. Ma drammaticamente nuova questa volta la motivazione addotta per giustificare l’ ingiustificabile e pavido Ciampolillo di turno e che fa tremare di rabbia: il fatto di dire che stante la drammatica crisi in atto o noi o il baratro. Una menzogna tanto disgustosa quanto dannosa attesi i gravi danni e la irreparabile svendita del Paese a cui stiamo assistendo.

E non vale la pena di ricordare la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite a seguito di improvvide nazionalizzazioni, le dannose regalie elettorali, il pietoso reddito di cittadinanza a criminali malavitosi, la scarcerazione di boss mafiosi, l’ apertura indiscriminata dei  porti  alla futura manodopera della prostituzione, dello spaccio, del degrado e del terrorismo nella strampalata idea di trasferire tutta l’ Africa in Italia, le regalie alla sterminata schiera di tecnici ed esperti che non partoriscono assolutamente nulla se non errori su errori come il commissario straordinario Arcuri. Quello che regalava mascherine per poi ricomprarsele ad un prezzo doppio, quello dei banchi a rotelle, quello che non sa nulla di nulla di quel che accade e quello da ultimo delle siringhe (già qualcuno doveva dirgli che per somministrare servono anche le siringhe) ,  che si stupisce come a fronte di accordi sottoscritti i vaccini non vengono consegnati e quello ancora in cui il balletto delle cifre tra zone rosse, gialle o arancioni è un terno a lotto e regolari dispute tra regioni e Governo stesso. Già il Governo multicolor quello dove si chiudono le scuole e si aprono i porti; dove si chiudono i teatri, i ristoranti i negozi la vita sociale e si ammassano immigrati nei centri e nelle navi da crociera, dove si regalano soldi ai terroristi sotto forma di riscatto, e si negano i soldi alla famiglie in ginocchio, ove si finanziano Paesi e progetti esteri e si lasciano nelle baracche i terremotati, ove si consegna la medaglia d’ oro al valore civile a colei che ha speronato una nostra motovedetta ferendo i nostri militari e si manda a processo un ministro che voleva difendere gli interessi degli italiani. Un Governo che ha completamente abdicato dal fare politica consegnando tutte le sue scelte a remuneratissimi esperti in un numero a dir poco superiore agli stessi contagiati. Un governo la cui azione le attuali stime di Moody’s (per carità si può anche vivere senza rating) condannano il Paese ad una recessione magari uguale per tutti ma per noi guarda caso un pochino più uguale: ma si sa se l’ Europa ha il raffreddore l’ Italia ha la polmonite.

Usque tandem dicevo qualche articolo fa:  fino a fine legislatura aggiungo adesso visto che l’ obbiettivo di arrivare al semestre bianco del Presidente della Repubblica è quasi centrato ed avverrà più o meno nello stesso periodo in cui sarà finalmente chiaro a tutti che l’ Europa boccerà i nostri inconsistenti Recovery plan e ci costringerà, come è chiarissimo anche alle talpe,  a dover solo sottoscrivere ed accettare esosi prestiti spacciati per la  ventilata straordinaria opportunità, senza per questo parlare del famigerato MES (il fondo salva stati ora salva banche)  a cui si potrà accedere solo attraverso la ristrutturazione del debito pubblico ed il Bail in dei nostri conti correnti bancari.  

E’ odioso far finta di non sapere o ammettere pubblicamente che non avremo una riforma della giustizia, una riforma della pubblica amministrazione, una riforma del mercato del lavoro e, in generale una modernizzazione del Paese: riforme  che ci hanno detto chiaramente essere i soli presupposti perché venga dato il via libera ai Recovery fund

Per intanto ora lui l’ Avvocato di Volturara Appula, come se nulla fosse continua a consultare, consultare consultare e sentire ancora esperti. Ma che fine hanno fatto i costosissimi Stati Generali e tutta quella vomitevole altra sceneggiata fatta sulle nostre tasche??? Ma non dovevano derivarci da essi miracolosi progetti o idee sulla next generation? Non se ne parla più?

E tutte quelle “misure”, i ristori, che ci salveranno dalla crisi salvo dimenticare nel cassetto i decreti attuativi? o anche i prestiti garantiti dello Stato salvo dimenticare che i prestatori di ultima istanza, le banche, sono soggetti  privati e quindi come privati gli hanno ricordato intendono comportarsi: decidono loro se e come fare prestiti e, soprattutto a che tasso di interesse. Per carità quisquilie…o pinzillacchere avrebbe detto Totò.

Ovviamente inutile chiedere agli improvvisati della politica massimi esperti della vendita di noccioline e pop corn, o ancora  all’ ex impiegato Ciampolillo, scuola media superiore, perché gli uni e gli altri non sapranno certo rispondere, ma verrebbe piuttosto certo utile chiederlo a chi invece questi personaggi abbia permesso di essere li.

Rimane questo infatti il problema di fondo in Italia,  frutto  di sistemi elettorali che si sono sempre preoccupati di essere si proporzionali e rappresentativi (e non è un caso che tra le tante promesse ai responsabili costruttori/liberi muratori il gran maestro abbia proprio promesso un serio impegno in tal senso), ma di sicuro poco selettivi: vi fareste mai operare da un chirurgo con la licenza media e il cui massimo impegno era dirigere il suo banchetto di noccioline? E’ a costui che possono essere affidati sessanta milioni di cittadini, famiglie imprese, finanza, politica estera, risk assessment o management?  

Non so francamente quando mai avremo la possibilità di poter finalmente tornare ad esprimere un voto e su quali e quante irrimediabili macerie e macellerie sociali ci troveremo a sedere sopra.  Ma almeno una speranza, quella si, vorrei averla ossia, come dicevo in premessa,  che la Storia almeno sia servita a qualcosa e che non si ripetano, quando e se accadrà,  gli stessi errori già reiteratamente commessi e si abbia quindi maggior cura nello scegliere meglio a chi delegare la rappresentanza dei nostri interessi.

Per il resto, e per conto mio,  a tante domande non saprò in quel momento certamente rispondere,  ma di una cosa sarò però sicuro:  che qualunque persona io scelga per rappresentarmi, questa non potrà mai essere un Ciampolillo o altri improvvisati simili di turno.

Mauro Mancini Proietti

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