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Il simbolo di un’Italia in quarantena. Oggi Giornata Mondiale della Pizza, patrimonio dell’Unesco.

Sarà solo un caso. Sarà. Ma proprio oggi che entra in vigore la nuova ordinanza del ministero della Salute, che relega l’Italia intera in zona arancione e rossa, festeggiamo uno dei simboli di questo Bel Paese.

Oggi, Giornata Mondiale della Pizza. Conosciuta in tutto il mondo, piatto italiano per eccellenza. Cantata dai più grandi musicisti, fotografata e riconosciuta come uno dei prodotti alimentari più famosi della cucina italiana da quando nel 2017 l’arte del pizzaiolo napoletano è stata dichiarato nel 2017 patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Oggi, nel giorno in cui si celebra la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, il protettore dei fornai e dei pizzaioli. Oggi, soprattutto, che dopo aver respirato un po’ di libertà a cavallo tra le festività natalizie e il post, il nostro Paese sprofonda ancora una volta nel burrone del caos, tra divieti e colori che impongono alle regioni nuove regole e disposizioni più restrittive.

Eppure la pizza ci ha accompagnato durante il primo lockdown. Quello di primavera, per intenderci. Quando la pandemia ha iniziato a stravolgere le nostre vite. Quando un virus ci ha resi più fragili e insicuri di fronte ad una situazione che nessuno poteva conoscere in quel momento. Quando la paura della morte era più forte della voglia di tornare a vivere. Quando abbiamo accettato passivamente qualunque disposizione ci venisse imposta. Quando, insomma, l’Italia intera è stata chiusa all’interno delle proprie mura domestiche. E si è dovuta reinventare per abituarsi al tempo libero, anche troppo, trascorso in casa. Ed è proprio in quel momento che le cucine si riorganizzano, le mani impastano e i cubetti di lievito spariscono dagli scaffali del supermercato. Già, perché la pizza diventa uno dei piatti più riprodotti nelle case degli italiani. Tanto che impazzano le foto, i video, le ricette sui social e su tutti i blog di cucina. Non solo. Perché la pizza è diventata anche veicolo di satira. Una satira che ha disgustato parecchi. Al punto da essere, per fortuna, ritirata. E’ il caso, questo, del video diffuso dalla tv francese Canal + in cui si vedeva un pizzaiolo italiano tossire su una pizza pronta per essere infornata. Un video raccapricciante che ha mandato gli italiani, giustamente, su tutte le furie. Tanto da far saltare dalla sedia pure il ministro dell’Agricoltura che ha preteso le scuse da parte della Francia.

E come dimenticare, ancora, la Pizza Covid-19, una pizza dessert realizzata da Paolo Infantino con un impasto di cacao e condita con crema tiramisù, Finder buono, grisbì, palline di riso soffiato al cioccolato e Nutella sfilacciata. Un piatto pensato in un momento di grande difficoltà per tutti gli italiani. E che con la sua infinita dolcezza avrebbe potuto contribuire a rendere meno cupa una situazione che ha messo in ginocchio davvero tutti.

Insomma, gli italiani, si sa, alla pizza non ci rinunciano. E non lo hanno fatto neppure nei mesi in cui il Governo ha imposto la chiusura di ristoranti e pizzerie, mentre là fuori c’era un virus che mieteva vittime e incuteva paura. E adesso, quel virus rischia di mietere delle altre vittime. Vittime di una crisi economica che non accenna ad arrestarsi.

Dai dati del settore agroalimentare del Cna, in Italia vengono sfornate 8 milioni di pizze al giorno. 40mila tra ristoranti e pizzerie, 36 mila bar-pizzerie, 15 mila rosticcerie, 14mila pizzerie da asporto e 7mila gastronomie. Le attività che somministrano la pizza sono davvero tante. Ma quante di queste sopravviveranno agli effetti post covid? L’allarme è già stato lanciato. Anche le pizzerie di Napoli sono a rischio e poche, probabilmente, sopravviveranno alla crisi economica dettata dalla pandemia. Speriamo sia solo un errore di calcolo.

Irma Annaloro

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